Ad esempio un defibrillatore a Trento costa 13.000 euro a Bolzano 16.000 euro. Si ristabilisce così ciò che accadeva prima dell’intervento del governo Monti. Un’attrezzatura sanitaria che in una regione costa un dato prezzo in un’altra costa la metà o il doppio un dato presidio sanitario che al sud costa un prezzo al nord un altro. Si ritorna ad un balletto di prezzi per lo stesso prodotto.
Il Garante dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici aveva monitorato i prezzi di un paniere di circa mezzo migliaio di beni e servizi. Per ognuno aveva stilato una classifica dei prezzi e aveva stabilito che il costo target doveva essere il decimo di quella graduatoria, il cosiddetto decile. Il governo Monti con legge del 15 luglio del 2012 aveva inoltre stabilito che tutti i contratti pubblici superiori del 20% al decile dovevano essere rinegoziati pena il loro annullamento cercando di mettere ordine in un capitolato di spesa dai grandi numeri.
Un’altra sezione del TAR del Lazio a cui sono passate le pratiche invece ha sospeso il prezziario con la motivazione che ” non è dato conoscere il criterio seguito dal l’Autorità per individuare lo specifico prezzo della categoria dei dispositivi medici”. Dunque adesso una siringa può costare 3 centesimi oppure 65 centesimi. Da cosa dipenda tale disparità è tutta da stabilire.