Tommaso Pini non molla, anzi rilancia. Il cantautore di Bagno a Ripoli, Firenze, ci riprova per il terzo anno consecutivo e, questa volta, potrebbe essere quella giusta: dopo l’esperienza di The Voice of Italy 2, infatti, Tommaso Pini cerca di approdare a Sanremo 2017 categoria Giovani con un singolo che anestetizza l’ansia: “Cose che danno ansia”. Intervistato dalla redazione di UrbanPost, Tommaso Pini ha svelato le sue sensazioni a due settimane dal responso ufficiale quando Carlo Conti, lunedì 12 dicembre 2016, in diretta su RaiUno, svelerà i nomi non solo dei big di Sanremo 2017 ma anche dei sei finalisti scelti per la categoria Nuove Promesse.
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Tommaso Pini, il sogno Sanremo è alle porte: che sensazioni hai?
“Beh, direi che tranquillo non è proprio il termine adatto da utilizzare. Sono una persona abbastanza ansiosa e in questo periodo sto viaggiando molto con la testa: ci sono giorni in cui mi sento molto positivo, altri in cui meno, ma credo fermamente nel mio progetto. Il mio obiettivo è presentare quello che sono, il mio percorso artistico: Cose che danno ansia è basato su quel che io sono. Mi sto preparando per trovare un equilibrio e dare tutto in questa esibizione: ormai è il terzo anno che entro nei sessanta ma quest’anno siamo arrivati a questo punto.”
Per la prima volta nei dodici finalisti di Sanremo Giovani: a quando il primo album?
“Sono contento di essere rientrato nei dodici proprio quest’anno perché credo che gli ultimi tre anni mi siano serviti per maturare, sono cresciuto molto artisticamente e umanamente e in questi tre anni ritengo che tra le cose fondamentali ci sia l’aver finito l’album. Ci sarà l’opportunità di conoscere Tommaso Pini artisticamente, specie dal punto di vista della scrittura. La data di uscita? Dipende tutto da come andrà lunedì 12 dicembre…”
Ci racconti il tuo brano, Cose che danno ansia?
“Cose che danno ansia è un brano biografico, parla di me e della mia quotidianità, di come ho sempre affrontato l’ansia nella mia vita. Questo brano è nato a Londra, dove ho vissuto negli ultimi sette mesi. Mi sono trovato disperso in una stazione metropolitana e mi è preso un attacco d’ansia: per fortuna sono riuscito a tranquillizzarmi e mi è venuta in mente l’idea di scrivere un brano per esorcizzare questo mio malessere. L’ansia, per me, è sempre stato un punto di forza ma anche di debolezza: da una parte ti stimola ad affrontare le difficoltà, dall’altra ti scoraggia e ti fa fare passi indietro. Ho detto: perché non scrivo un bel pezzo e l’esorcizzo con ironia? E così ho fatto, da lì è nata l’idea di Cose che danno ansia. Ho deciso di prendere testo e canzone per raccontare quello che io ritengo il mio più grande demone, la racconto in una chiave leggera e spensierata, molto ironica. Anche se a primo impatto può apparire una canzone per cartoni animati, ci sono tanti messaggi dentro che emergono: ad esempio la dipendenza da social network, oppure il mito dell’essere sempre perfetti. Dovremmo cercare di prenderci meno sul serio, non siamo infallibili e si possono fare degli errori nella vita. Ad esempio, c’è dentro anche un evento della vita come il pronto soccorso: pensa che ogni qualvolta faccio un viaggio la prima informazione che chiedo è: ‘Dove si trova il pronto soccorso più vicino’? E, infatti, nel testo si può trovare un verso che recita ‘Le tipe del pronto soccorso mi amano’.”
A inizio 2016 hai vissuto a Londra: perché hai sentito la necessità di questa esperienza?
“Sono partito perché mi sono trovato in un punto morto della mia vita. Sì, il mio progetto discografico continuava ma non avevo stimoli e Firenze, dal punto di vista quotidiano, non mi aiutava molto. Non trovavo un senso alla quotidianità, mi ero bloccato: ho fatto le valigie e sono partito. Beh, il primo impatto è stato disastroso, soprattutto per un tipo ansioso come me. Posso affermare che sia stato davvero disorientante, ma piano piano mi sono rimesso in gioco, anche come Tommaso Pini persona comune. Così ho ricominciato una quotidianità, ho lavorato in un pub dove sono riuscito a perfezionare l’inglese. Dal punto di vista artistico, invece, ho continuato a lavorare al mio progetto, seppur a distanza, grazie a Sergio Dall’Ora, il mio produttore, mentre non ho avuto tempo di creare una mia band ma mi divertivo ogni tanto a suonare nei locali dove c’erano già delle band presenti. La cosa bella di Londra è che la musica la respiri ovunque, non è come qui che ogni tanto vedi qualche musicista di strada, lì hai l’imbarazzo della scelta, c’è veramente di tutto e se giri trovi una serata che ti può piacere.”
Musicalmente come ti descriveresti?
“Ho avuto la fortuna di essere cresciuto all’interno di una famiglia che ha sempre strizzato l’occhio alla musica anni ’80: mia mamma è una grande fan di Prince, David Bowie, dei Queen e The Cure. Però, artisticamente la mia adolescenza è stata segnata da quel genio di Michael Jackson, quando l’ho incontrato sulla mia strada è scattata la scintilla. Musicalmente come mi descrivo? Un cantautore che ha sempre buttato giù un sacco di bozze e che è riuscito a trasformarle grazie alla propria produzione. Mi piace molto la musica elettronica e sperimentale: propongo una musica alternativa a quella già presente in Italia.”
Hai avuto l’occasione di prendere parte a vari talent, tra cui X Factor 5 e The Voice of Italy 2: che ricordi hai?
“L’esperienza di The voice è stata una bellissima esperienza perché mi sono tuffato in un mondo che non conoscevo. Anche lì il discorso dell’ansia è stata una grande sfida perché ho capito che nonostante avessi ‘questo problema’ sul palco, riuscivo a trasformare questa in uno stimolo positivo. Per me l’ansia era diventata una carica di energia che scaricavo sul palco. The Voice è stato fondamentale perché sono giunto ad avere consapevolezza dei miei mezzi e perché mi sono detto: ‘Sto bene, e ce la posso fare’. Raffaella Carrà mi ha sempre incoraggiato nonostante i miei momenti un po’ giù e, comunque, da un certo punto di vista mi ha dato tanto: vedere una persona che ha fatto la storia della televisione italiana avere così tanta stima di te nonostante tu sia nessuno e abbia semplicemente un bagaglio di sogni mi ha fatto credere che fosse una persona umile. Rifarei un talent show? Da un certo punto di vista ti direi che ho già dato perché è una bella esperienza ma a livello di tensione e di stress è una bella botta, però, non mi nego un’eventuale partecipazione a un altro talent, magari all’estero, in Inghilterra.”