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Sant’Anna di Stazzema, eccidio 75 anni fa: storie di mamme, bambini e miracoli 

12/08/2019 12:01 - Aggiornamento 12/08/2019 12:15

Settantacinque anni fa l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, in provincia di Lucca. Una lunga interminabile notte senza stelle, un incubo ad occhi aperti. Il 12 agosto 1944 i reparti delle SS, grazie all’aiuto di fascisti versiliesi, si macchiano di uno degli eccidi più efferati della seconda guerra mondiale. 560 vittime in tutto, la maggior parte donne e bambini. La più piccola, Anna, aveva soltanto 20 giorni, altri erano ancora feti, custoditi nel ventre delle loro mamme.

 

«Chi dimentica è più debole!», il presidente Sergio Mattarella nel giorno della commemorazione dell’eccidio nazifascista

Nel giorno del ricordo, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenuto alla commemorazione del settantacinquesimo anniversario dell’eccidio nazifascista, ha dichiarato commosso: «In quel terribile 12 agosto 1944 furono massacrate 560 persone inermi, tra queste 130 bambini. (…) La strage, perpetrata allo scopo di seminare terrore da reparti dell’esercito nazista, accompagnati da fascisti repubblichini costituisce uno degli episodi più brutali e disumani di quella guerra, innescata nel nostro continente da volontà di dominio sulle altre nazioni!», ha spiegato il capo dello Stato, che ha aggiunto: «Sono esemplari la tenacia e la forza morale con cui la comunità di Sant’Anna ha saputo tenere vivo il ricordo, trasmetterlo ai più giovani, trasformare quella ferita profonda in un impegno di ricostruzione, di convivenza, di sviluppo democratico. È questo lo spirito che ha animato l’Italia della Liberazione, della Costituzione, dell’affermazione dei diritti inviolabili della persona. È lo spirito dei fondatori dell’unità europea che hanno voluto voltare pagina dopo le guerre fratricide susseguitesi nei secoli. Di quei valori abbiamo sempre bisogno, oggi come allora. Non dovrà mai essere dimenticato quanto è accaduto comprese le pagine più spaventose della nostra storia, perché chi dimentica è più debole, più esposto ai pericoli che, nel suo tempo, intolleranza, ostilità, violenza ripropongono!». Un discorso ancora più toccante, se si guarda al clima infuocato che caratterizza la situazione politica delle ultime ore, la precarietà e relativa crisi che stiamo vivendo e scontando tutti.

Sant’Anna di Stazzema, eccidio 75 anni fa: storie di mamme, bambini e miracoli

Una pagina dolorosa per la storia del nostro paese, ma è nostro dovere ricordare. Sant’Anna di Stazzema, piccolo paese a 600 metri di altezza nelle Alpi Apuane, con appena 340 abitanti, nel 1944, aveva accolto oltre duemila sfollati di guerra. Per arrivare al borgo c’era una sola strada, percorsa da decine di italiani all’epoca sul filo della speranza. Una chiesa, pochi casali sparsi, poi il bosco. I soldati nazisti della 16. SS-Panzergrenadier-Division “Reichsführer-SS”, comandati dal generale Max Simon, fanno quella stessa via il 12 agosto con la rabbia e l’odio dentro. Non guardano in faccia niente e nessuno, nemmeno i neonati. Saliti al paese, raggiunta la canonica, i tedeschi scatenando un inferno senza fine: comandano a donne e bambini di ammassarsi nella chiesa. Così accatastano arredi e paglia, danno fuoco a tutti e a tutto. La fine, ma anche l’inizio del nulla. Qualcuno però è riuscito a salvarsi. Immaginatelo come un fiore nel gelido cemento. Ma è sempre colore, è comunque vita. Ce l’hanno fatta Cesira Pardini, allora diciottenne, che ha visto morire dinnanzi ai suoi occhi la madre, con la sorellina Anna di 20 giorni in braccio, scampata soltanto perché, dopo essere caduta a terra per un colpo di fucile, è finita contro una porta che non era stata chiusa a chiave (si trattava della cantina e la giovane riuscii ad afferrare Adele, Lilia e Maria, le sue dolci sorelle!); Enrico Pieri grazie all’aiuto di Grazia Pierotti, una bimba, che con la forza della disperazione e l’istinto, ha tirato a sé il bimbo in un ripostiglio. «Ho 85 anni, ma la mi’ mamma mi manca ancora!», ha dichiarato a “La Repubblica” Enrico. E anche Ennio Mancini, che aveva nel ’44 solo 6 anni, è sopravvissuto all’eccidio. Un giovane soldato tedesco incaricato di fare la guardia alla famiglia del piccolo, visto sparire il gruppo di altri commilitoni nazisti, ha indicato agli italiani di tornare indietro. Non si capisce per quale motivo, ma li ha salvati tutti. Un miracolo, ma lo abbiamo detto, la vita è più forte di tutto.

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