Sara Anzanello, tra le pallavoliste azzurre più apprezzate degli ultimi anni si è spenta ieri all’età di 38 anni. Con la maglia della nazionale Sara Anzanello aveva vinto il mondiale del 2002. Una carriera costellata di successi: dall’Agil Volley all’Asystel. Tanti premi: una Coppa Italia, due Supercoppe Italiane, una Coppa CEV e due Top Teams Cup.
Nel 2009 passò a Villa Cortese, dove vinse due Coppe Italia e raggiunse per due volte la Finale Scudetto. Due anni dopo si trasferì in Azerbaigian, nell’Azerrail Baku. Anche qui, si fa notare, vincendo più di un trofeo. Nel 2013 Sara Anzanello aveva dovuto subire un trapianto di fegato a seguito di un’epatite fulminante. Soltanto due anni dopo l’atleta è tornata a quello sport che tanto amava, la pallavolo, come team manager del Club Italia.
A ricordarla oggi Rachele Sangiuliano, campionessa del Mondo nel 2002. Commossa per l’amica scomparsa, la giocatrice di pallavolo ha detto: «Per me Anza era invincibile. Ho sempre pensato che avrebbe superato anche questa battaglia. Era sempre ottimista e quando ci vedevamo, anche se in ospedale, tornavo a casa con una carica pazzesca!». Parole bellissime che sanno rivelare la tenacia e l’entusiasmo di Sara Anzanello, che ha dedicato tutta la sua esistenza allo sport.
La stessa Rachele Sangiuliano ha poi aggiunto: «È stata la mia prima compagna di stanza al mio primo ritiro in nazionale pre-juniores: travolgente. Insieme abbiamo fatto mille trasferte prendendo treni improbabili quando eravamo ragazzine. Abbiamo vinto il Mondiale e festeggiato insieme il suo primo sushi (rigorosamente salmone) dopo il trapianto. Il suo ritorno in campo è stato qualcosa di fenomenale. Un’amica vera e diretta. Lei aveva una forza incredibile!». Ed è proprio quell’attaccamento alla vita che l’ha resa tra le campionesse più amate. Dopo l’intervento al fegato, Sara Anzanello aveva dovuto affrontare con tanta forza d’animosa lunga riabilitazione. Proprio quel coraggio, che la contraddistingueva, le ha permesso nel 2015 di tornare in campo, con grande gioia dei fan, che l’hanno sempre supportata. Vederla giocare era una molto più che bello, quel suo rientro come giocatrice poi aveva lasciato ben sperare che si stesse assistendo ad una favola moderna con uno splendido lieto fine. Purtroppo nulla si può contro il destino, la malattia l’ha trascinata via. Di lei però resta l’esempio, l’immagine di una campionessa di altri tempi, che dopo il trapianto del 2013, si era spesa a tutti i livelli come testimonial di numerose campagne a favore della donazione degli organi.