Emersi i dettagli delle motivazioni con le quali i giudici della Corte d’Assise d’Appello hanno confermato la sentenza di primo grado che ha condannato all’ergastolo Sabrina Misseri e la madre, Cosima Serrano, ritenute le esecutrici materiali della 15enne di Avetrana, Sarah Scazzi.
La giovane, rispettivamente cugina e nipote delle due donne, fu strangolata nel primo pomeriggio del 26 agosto 2010 e il suo corpo ritrovato solo 40 giorni dopo in una cisterna di campagna, lì occultato dallo zio della vittima, Michele Misseri. I giudici sono pervenuti alla conclusione che la sfortunata ragazza “sia stata uccisa in casa (nell’abitazione di via Deledda dei Misseri ndr) ed il suo cadavere spostato, unitamente ai suoi effetti personali, in garage”.
Barbaramente strangolata in circa 3 minuti in un raptus omicida, e il suo corpo senza vita consegnato in fretta e furia allo ‘zio Michele’ affinché lo facesse sparire e si potesse dare inizio alla ‘fase’ del depistaggio messa in atto da Sabrina Misseri, che le indagini avrebbero appurato. Il contadino di Avetrana sarebbe stato istruito dalle due donne sul da farsi, “Per comprensibili ragioni di prudenza di di praticità , nonché per favorire le operazioni volte a caricare il cadavere e gli effetti personali della vittima nella Seat Marbella di Michele Misseri al quale, nell’immediatezza, venne assegnato l’incarico di provvedere a trasportare e sopprimere il cadavere della nipote, facendo sparire ogni traccia dell’omicidio”.
La ricostruzione degli eventi, come si evince anche nella seconda sentenza di condanna per madre e figlia, è stata dunque ritenuta “del tutto plausibile e suffragata da riscontri probatori”, idem dicasi per le testimonianze di chi, nell’immediatezza dei fatti, riferì agli inquirenti di anomali atteggiamenti di Sabrina Misseri, che con la sua condotta avrebbe da subito attuato “iniziative di depistaggio” per allontanare i sospetti da sé e dalla sua famiglia.