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Savona, Onlus fantasma e false adozioni: aperta un’inchiesta

24/02/2014 09:48 - Aggiornamento 24/02/2014 10:06

L’associazione Onlus “L’Airone”, che risulta attiva e operante nel territorio di Albenga (Savona) dal 1991, per segnalazione di una coppia pisana  – fatta attraverso il quotidiano “Il Secolo XIX” – dai primi controlli fatti in effetti risulta essersi volatilizzata, sparita nel nulla. A ben guardare nella ubicazione in cui dovrebbero esserci la sede legale e quella con gli uffici, in realtà si trovano un negozio chiuso e alcuni terreni coltivati intervallati da alcune palazzine. Sette le sedi sparse dell’associazione in tutta Italia, ma i relativi recapiti telefonici tutti non disponibili o quasi: i telefoni delle sedi di Roma, Forlì e Taranto squillano a vuoto, mentre ad Albenga, Pisa e Catania i numeri risultano addirittura inesistenti.adozioni fantasma

Ma che succede? Quando la coppia di coniugi – dopo aver corrisposto la somma di 20 mila euro per avviare le pratiche di adozione – si è resa conto che il bimbo che avrebbero dovuto adottare (Bakit, cinque anni, originario del Kirghizistan) non era affatto orfano, si sono insospettiti ed hanno denunciato l’accaduto alla procura della Repubblica di Pisa. E’ stata immediatamente aperta un’indagine che al momento è di competenza della procura di Savona, in quanto la sede ‘fantasma’ dell’associazione “L’Airone” dovrebbe essere ad Albenga, in viale Martiri della Libertà, 2. Dovrebbe. Da un primo riscontro in loco fatto dalle forze dell’ordine, infatti, a quell’indirizzo corrisponde un negozio chiuso, in disuso da tempo. Ciò che è emerso finora dalle indagini, anche attraverso alcune testimonianze dei commercianti della zona, è che gli ex titolari dell’associazione in passato hanno intrapreso un’adozione di un bambino e che nell’ultimo anno la Onlus ha avuto un contenzioso legale con la Commissione adozioni internazionali, cui è seguita la sua espulsione dall’albo delle associazioni accreditate.

Dalla ricostruzione dei fatti si evince tutta via che la Onlus ha fatto ricorso al Tar, vincendolo, come emerge dalla sentenza per la quale “non ci sarebbe stata sproporzionalità tra i fatti rilevati e la sanzione somministrata”. A fronte di ciò, la Commissione ha comunque imposto alla Onlus di Savona di chiudere i battenti, per presunte irregolarità nelle pratiche adottive di bambini del Kirghizistan. Dall’1 ottobre al 30 novembre (termine ultimo imposto per la cessazione forzata dell’attività) scorsi, quindi, l’associazione ha intervallato la sua attività con specifico ordine della Commissione di portare a termine le pratiche di adozione ancora in corso ma, a quanto pare, così non è stato: la coppia di coniugi pisani ne è testimonianza. E chissà quante altre coppie italiane, dopo aver elargito cospicue somme di denaro, si trovano nelle loro medesime condizioni.