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Serena Mollicone, suicidio brigadiere Tuzi: spunta intercettazione inedita “dopo 9 anni”

07/08/2019 21:25 - Aggiornamento 07/08/2019 21:30

Omicidio Serena Mollicone: la Procura della Repubblica di Cassino ha richiesto il rinvio a giudizio per le cinque persone indagate nella nuova indagine sul delitto di Arce. Per l’uccisione della ragazza 18enne avvenuta nel giugno 2001 ad Arce (Frosinone), rischiano il processo l’ex maresciallo dei carabinieri di Arce Franco Mottola, la moglie Anna, il figlio Marco, il maresciallo Vincenzo Quatrale per concorso in omicidio. Quest’ultimo, inoltre, sarebbe accusato anche di istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi, mentre l’appuntato Francesco Suprano solo per il reato di favoreggiamento. Secondo quanto riportato da Il Messaggero, il procuratore di Cassino avrebbe rivelato, oltre alle richieste di rinvio a giudizio, anche “un particolare legato ad un’intercettazione ambientale rimasta inascoltata per 9 anni”. Secondo l’accusa, Serena avrebbe avuto una discussione con il figlio dell’ex maresciallo e sarebbe morta sbattendo la testa sulla porta dell’alloggio della caserma in uso, all’epoca dei fatti, alla famiglia Mottola.

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Omicidio Serena Mollicone: spunta intercettazione inedita che potrebbe portare alla svolta nel caso

La succitata intercettazione potrebbe rappresentare l’elemento decisivo nel processo, e determinare così la tanto attesa svolta. Per nove anni è rimasta ‘sepolta’ nei cassetti della Procura di Cassino, ma ora è riemersa – questa, ha rivelato il procuratore, è stata “trascritta per la prima volta” solo nel corso delle ultime indagini, riaperte nel 2016 – e rappresenta uno dei principali atti d’accusa nell’inchiesta. Una intercettazione ambientale che, secondo quanto Il Messaggero riferisce, “per la Procura proverebbe le pressioni del maresciallo Vincenzo Quatrale sul collega Tuzi, affinché ritrattasse le sue rivelazioni circa la presenza di Serena nella caserma di Arce nel giorno della sua scomparsa, il 1 giugno 2001”. Quatrale è indagato infatti per il reato d’istigazione al suicidio.

La strana morte del brigadiere Tuzi: è stato indotto al suicidio?

Il 28 marzo 2008 Tuzi, ascoltato per la prima volta in Procura, raccontò di aver visto entrare Serena Mollicone in caserma alle ore 11 e di non averla vista più uscire. Quatrale, dopo le dichiarazioni di Tuzi, “si rese disponibile a far installare sulla propria auto una cimice”. Questo allo scopo, scrive la Procura, “di carpire le conversazioni” con il collega. E, secondo l’indiscrezione de Il Messaggero, “una conversazione viene carpita l’8 aprile 2008 e il giorno dopo Tuzi viene sentito di nuovo in Procura. L’11 aprile 2008 il brigadiere si toglie la vita”. Si archiviò per suicidio e nessuno trascrisse la succitata intercettazione. Dopo 9 anni, su richiesta della figlia del brigadiere alla luce dei nuovi accertamenti condotti dalla grafologa forense Sara Cordella, si riaprono le indagini su quel suicidio: l’intercettazione ora sarebbe stata scritta nero su bianco e potrebbe portare alla tanto attesa svolta. Il Messaggero ha raccolto anche le parole della difesa di Quatrale: “Quel giorno non era in caserma. E in riferimento alla ipotesi di accusa d’istigazione al suicidio di Tuzi, possiamo affermare che ha agito con spirito di servizio, ha rispettato un ordine imposto ed è rimasto implicato in una situazione assurda. Quatrale, quando ha parlato con Tuzi, sapeva di essere intercettato, ha fatto solo il suo dovere, non ha mai avuto nulla da nascondere”.

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