Mentre Berlusconi imperversa in TV e si accende il dibattito politico in vista delle elezioni con un Monti più impegnato con la sua Agenda che con quella Digitale che a noi piaceva tanto, il rischio che avevamo già prospettato che il Decreto Sviluppo non abbia un vero seguito operativo si stà purtroppo avverando.
L’agenda Digitale elaborata da Passera aveva una roadmap precisa che proprio ieri aveva una prima scadenza: la transizione verso l’acquisto di biglietti elettronici per il trasporto pubblico. Nei prossimi due mesi poi ci dovrebbe essere l’implementazione del documento digitale unificato, l’informatizzazione del fascicolo sanitario e l’importante auto-certificazione delle aziende in fase di start-up.
I motivi del rallentamento sono scontati e purtroppo ci si è messa di mezzo anche la nomina del Direttore dell’Agenzia per l’Italia, cioè l’istituto che dovrebbe operare per assicurare la corretta implementazione dell’Agenda. Il direttore dovrebbe essere Agostino Ragosa ma manca ancora l’ufficializzazione del suo contratto e dello statuto dell’ente e pià che passa il tempo e meno certezze ci sono sull’agognata Agenda Digitale, che dovrebbe assolutamente essere varata prima delle elezioni in modo da garantirsi continuità con il governo che verrà.
Sono tante le voci che si sono levate per cercare di smuovere le acque, specie il presidente di Confindustria digitale Stefano Parisi. Angelo Cardani, capo di Agcom, si augura che venga creato un ministero “ad hoc” ma purtroppo al momento l’Agenda Digitale è semplicemente in preda al disinteresse di chi decide e di una burocrazia distruttiva che sembra impossibile da scardinare.
Il bello è che, secondo la scuola di Management del Politecnico di Milano, facendo le cose nei tempi e nei modi previsti, lo stato risparmierebbe ben 19 miliardi di euro entro quest’anno con la possibilità di favorire una crescita del Pil dell’1,30%.
Al di là della potenziale crescita e dei benefici per tutto il comparto e la filiera tecnologica, si corre il rischio di aumentare il gap che ci divide con i paesi più avanzati della comunità europea, visto che da altre parti, l’agenda digitale procede a gonfie vele.
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