Aveva 18 anni, tuttavia era stato sottoposto ad un controllo tecnico completo nel 2014, l’Airbus A321 della compagnia low cost russa Metrojet (ex Kogalymavia) schiantatosi ieri mattina sul Sinai poco dopo essere decollato da Sharm el Sheikh. L’aereo, sembra ormai accertato, sarebbe esploso in volo, come confermato dal direttore del Comitato interstatale dell’aviazione russa, Viktor Sorochenko: “La disintegrazione è accaduta in aria e i rottami sono sparsi in un’area molto vasta, di 20 chilometri quadrati”.
Dopo il messaggio e video diffusi via web dall’Isis per rivendicare il presunto abbattimento del velivolo, è giallo sulla causa del disastro aereo: rimangono in piedi tutte le piste investigative, dall’incidente dovuto ad un “guasto tecnico” al missile o attacco kamikaze a bordo che porterebbe la firma dello Stato islamico. L’attacco jihadista non sarebbe dunque completamente escluso nonostante le autorità russe ed egiziane abbiano categoricamente smentito siffatta ipotesi.
Al lavoro una commissione internazionale di esperti egiziani, russi e francesi che stanno esaminando i contenuti delle scatole nere rinvenute sul luogo della tragedia. Un’indagine che si preannuncia molto lunga, come annunciato dal presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sissi: “In casi del genere bisogna consentire agli specialisti di chiarire le cause dell’incidente, il che comporta una serie di complicati e prolungati studi tecnici, l’utilizzo di tecnologie avanzate e indagini che potrebbero durare mesi”. Intanto la compagnia russa Kogalymavia (Metrojet) ha sospeso tutti i voli, lo ha deciso l’agenzia federale dei Trasporti ‘Rostransnadzor’, come confermato dall’agenzia di stampa russa, Interfax.
Foto Twitter