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Spread oggi a 306 punti, Borsa giù del 2,33%, Salvini: «E’ solo una manovra degli speculatori»

08/10/2018 13:29

Come previsto è iniziata una settimana di passione per l’Italia. Con l’alta tensione tra Roma e Bruxelles sulla manovra 2019 la speculazione va a nozze ed oggi affonda come una lama di coltello nel burro. Lo spread, cioè il differenziale di rendimento tra Btp italiani e Bund tedeschi, mentre scriviamo segna 306 punti base, ma è arrivato a toccare 309 punti, record negativo per il 2018. Numeri preoccupanti come quelli della Borsa di Milano, il cui indice mentre scriviamo perde il 2,33% del suo valore. Come previsto a soffrire di più sono i titoli bancari: in testa Banco BPM (-5,29%), quindi a seguire Ubi Banca (-4,62%), Mediobanca (-4,59%), Unicredit. Oltre alla speculazione c’è anche la mano preoccupata degli investitori a vendere: un’Italia troppo indebitata difficilmente potrà trovare risorse per infrastrutture e misure per stimolare l’economia.

crescita Italia 2014 0,7%

Ma il ministro dell’interno Matteo Salvini è sicuro: lo spread è solo una manovra degli speculatori. E durante il convegno Ugl a Roma con ospite d’onore Marine Le Pen, il leader della Lega avverte: «Se volessi pensare male direi che dietro lo spread di questi giorni c’è una manovra di speculatori alla Soros che puntano al fallimento di un Paese per comprare le aziende sane rimaste, a prezzi di saldo. A nome del governo dico che non toneremo indietro. Chi vuole speculare sull’economia italiana sappia che perde tempo». Poi ha aggiunto: «I cittadini votano al di là dei titoli dei giornali e dello spread. Io sono attento come vicepremier all’evoluzione dei mercati, ma il diritto al lavoro e alle pensioni viene prima». Così come il diritto a non indebitarsi fino al collo per pagare gli interessi sui titoli di Stato, verrebbe da dire.

Le tensioni sull’Italia pesano sul resto d’Europa, spingendo in rosso tutte le Borse, che però contengono i ribassi attorno al mezzo punto percentuale. Nonostante siamo su livelli di spread non visti dal 2014, continua ad affollarsi la platea di operatori finanziari che prendono a prestito i titoli del Tesoro, tramite operazioni di rifinanziamento (nel gergo dette “repo”) e li vendono a scadenza: salvo riacquistarli sotto data a prezzo ribassato e lucrare sulla differenza. “Una strategia finanziaria che crea turbolenza e nuoce al paese, anche perché chi la attua può usare una leva finanziaria tra le più alte: i fondi più piccoli 20-30 volte il capitale investito, i pesci grossi fino a 50 volte”, spiega la società di analisi finanziarie Alpha Genesi.

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