E’ un danno umano dalle dimensioni colossali, quello denunciato a gran voce dall’Onu: gli alimenti scartati nel mondo, pari a 1 miliardo e 300 milioni di tonnellate all’anno, permetterebbero di sfamare 870 milioni di poveri.
A un problema di equità e giustizia sociale, si aggiunge un danno di tipo ambientale, dal momento che il cibo sprecato crea gas dannosi che inquinano pesantemente l’atmosfera. Al punto che se il cibo gettato diventasse una nazione, sarebbe il terzo maggior produttore di gas nocivi sul pianeta Terra subito dopo Cina e Stati Uniti.
Ma se qualcosa stesse cambiando per ridurre questo spreco paradossale? Come ha riportato il New York Times in occasione della Giornata della Terra del 22 aprile, dal 2007 ad oggi la Gran Bretagna è riuscita a ridurre del 21% i rifiuti alimentari.
E anche la catena di supermercati Tesco è riuscita a portare allo 0,87 la percentuale di prodotti mandati al macero: che le campagne di comunicazione “Love Food, Hate Waste” e “Think, Eat, Save”, che invitano produttori e consumatori a prestare attenzione alle quantità di cibo prodotto e consumato e alle date di scadenza, abbiano dato i loro frutti?
(fonte: La Repubblica; autore dell’immagine: Mraco Bernardini, da Flickr.com)