in

Startup, INTERVISTA ESCLUSIVA a Notum: il marketplace per il giornalismo del futuro

Presentata a Smau 2015, Notum è la startup con sede a Londra che punta a rivoluzionare il mondo del giornalismo. Abbiamo intervistato il team di Notum, sei giovani italiani alla ricerca di una soluzione per il mondo giornalistico odierno fatto di giornalisti sottopogati e impoverimento dell’informazione.

Per prima cosa, benvenuti su UrbanPost!
Iniziamo con una domanda di rito: quando e come è nata Notum, la Vostra startup?

“L’idea di Notum è nata lo scorso aprile, in un contesto giornalistico e d’informazione che, ormai, non riuscivamo più ad osservare e sopportare. In quanto giovani, ci siamo sentiti in dovere di provare a dire la nostra. Il momento ci è sembrato quello giusto, quindi abbiamo pensato di inserirci nell’ambito dell’editoria giornalistica per trovare una soluzione a questa miriade di contenuti omogenei, giornalisti svogliati e sottopagati, allocazioni inefficienti, e della crisi che ha portato a questo esponenziale impoverimento del mondo dell’informazione.”

Notum, una piattaforma che vuole rivoluzionare il modo di fare giornalismo. Potete spiegarci meglio come funziona?

“La nostra piattaforma mira direttamente alle aziende ed i reporter. Abbiamo cercato di racchiudere in un solo portale molteplici benefici per entrambi, cercando di costruire un marketplace di qualità e quantità, coordinato da una piattaforma gestionale a sua volta arricchita anche da molti aspetti social. Con l’iscrizione gratuita, per tutti, le aziende potranno commissionare a giornalisti dislocati in ogni parte del mondo qualunque tipologia di servizio di cui avranno bisogno, dal semplice articolo giornalistico al foto e video reportage. Avranno la possibilità di consultare il profilo di ogni reporter, dove potranno trovare curriculum, livello, portfolio e le referenze lasciate da chi già gli ha commissionato servizi. Ma non è tutto, perché saranno anche i giornalisti che potranno promuovere le inchieste grazie al blog presente sulla piattaforma, avendo quindi maggiore possibilità di guadagnare e mettersi in mostra. In questo modo le aziende potranno eliminare tutti quei costi superflui, dalle allocazioni inefficienti agli spazi mal gestiti, per i reporter, invece, la possibilità di guadagnare, fare esperienza ed emergere nel mondo del giornalismo. Insomma, vogliamo essere ponte ma anche trampolino. Insomma, Notum rappresenta la redazione del futuro, dalle grandi strutture al virtuale, senza però scordare la centralità che giocano gli esponenti di tale mondo in questo settore.”

Parliamo ora del percorso di Notum, dall’idea alla realizzazione. Avete trovato investitori, incubatori o qualcuno che ha creduto in questo progetto?

“Un ruolo fondamentale nella nascita di Notum lo ha giocato, sicuramente, il contesto universitario in cui la startup è nata. Grazie ad una conferenza, tenutasi all’Università degli Studi di Pavia, abbiamo avuto la possibilità di confrontarci in maniera concreta, per la prima volta, con il mondo delle startup. Il tutto grazie agli Activators, un gruppo di ragazzi, come noi, che a Pavia hanno deciso di creare questa associazione per sviluppare un’ecosistema all’interno dei poli nevralgici della città. Da quel momento è iniziato un percorso, arduo ma stimolante, dalla strutturazione dell’idea nella pratica, i nostri primi pitch, gli eventi e i primi incontri che ci hanno permesso di entrare in contatto con il nostro primo investitore. Senza questi piccoli passi e questi attestati di stima, verbali e concreti, siamo riusciti a portare avanti la nostra startup.”

Sei giovani italiani a Londra. La city è stata una scelta o una fortunata occasione?

“Londra è sicuramente uno dei maggiori centri economici e innovativi d’Europa e del mondo, rappresenta, inoltre, sopratutto nell’ambito del giornalismo e dell’innovazione, un polo importante per l’internazzionalizzazione delle startup. Infatti, non siamo stati i primi e non saremo gli ultimi a scegliere la capitale inglese per strutturare la propria startup, con l’importantissimo ruolo che gioca, inoltre, la facilità burocratica e fiscale che il Regno Unito adotta in termini d’impresa. Per quanto concerne, invece, l’editoria giornalistica, Londra, rappresenta assolutamente un polo strategico. La città, infatti, è una tra le più importanti al mondo nell’ambito giornalistico ed è una di quelle con più testate in Europa, e questo ci aiuta molto, con un bacino d’utenza non indifferente per il nostro progetto. Teniamo a precisare, però, che ancora oggi manteniamo uno sguardo e un piede in Italia, è il nostro paese d’origine, e sicuramente non vogliamo limitarci ad un solo mercato, che sia quello italiano o britannico.”

Infine, cosa pensate del mondo delle startup nel contesto socio/economico italiano?

“Nel nostro paese, purtroppo, la questione startup è ancora un’incognita, è difficile veder fiorire politiche di prospettiva alternative rispetto al passato. In Italia siamo ancora in una fase di crescita, sopratutto per tutti quei campi che non rientrano nella sfera della tecnologia, l’unico ambito in cui il nostro paese ha iniziato a credere maggiormente negli ultimi anni per quanto riguarda le startup. Ma questo mondo non rappresenta ancora la risorsa che dovrebbe essere per l’Italia, dove le grandi menti e la preparazione tecnica non mancano di sicuro. Con molta fatica, ma grazie alla serietà e la passione di molti esponenti di spicco del panorama delle startup, si sta cercando di far crescere un sano ecosistema, siamo fiduciosi che questo accada e le imprese e startup che nascono ogni giorno sul nostro territorio ne sono una conferma. Per fare questo salto definitivo è necessario, sicuramente, riuscire a creare un ecosistema forte e stimolante, come ci insegnano gli anglosassoni, sopratutto in Silicon Valley, dove, creando queste dinamiche, oggi possiamo vedere la città del futuro.”

(Foto: Facebook)

Seguici sul nostro canale Telegram

arrestata minore per omicidio madre

Reggio Calabria arrestata 17enne: uccise la madre perché le vietò uso pc e cellulare

Moto Gp 2016

Moto Gp Sepang: scontro Rossi – Marquez, chi ha ragione? Ecco le onboard di entrambi i piloti