
Sarebbero dunque possibili gli accertamenti sui reperti rimasti (un accendino, un mazzo di chiavi, formazioni pilifere ed altri): la formula dell’accertamento irripetibile passerà però per la “necessità di un avviso al pm” affinché possa nominare suoi consulenti. “Cosa che faremo” – spiega uno di legali dei coniugi Romano, Fabio Schembri – “anche se, prima della decisione della Cassazione, alcuni reperti sono stati distrutti dalla cancelleria della Corte d’Assise di Como: ne rimangono altri presso il Ris e l’Università di Pavia”.
La parole dei giudici nelle motivazioni del rigetto sono state queste: “La possibilità di svolgere investigazioni per ricercare e individuare elementi di prova, anche al fine di promuovere il giudizio di revisione”,”implica all’evidenza che le attività possano avere carattere esplorativo e non debbano essere circoscritte ai soli casi nei quali gli elementi, la cui stessa esistenza non è nota nel momento in cui si agisce, abbiano con sicurezza o ragionevole certezza l’idoneità a fondare un giudizio di revisione”.