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Strage di Erba reperti news, difesa Olindo e Rosa: “Più che uno spiraglio”

13/11/2018 18:53
Strage di Erba, la difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi torna a sperare. In merito al ricorso (respinto) in Cassazione per ottenere l’analisi sui reperti mai sottoposti ad accertamenti, gli avvocati dei coniugi condannati all’ergastolo per il massacro si dicono tuttavia fiduciosi. Rimane più che uno spiraglio per poter arrivare a una revisione della sentenza, dicono. La Corte di Cassazione non ha concesso alla difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi di poter effettuare nuovi accertamenti sui reperti trovati sul luogo del delitto e mai analizzati prima. Secondo i difensori, però, sussiste, nelle motivazioni del rifiuto, la possibilità di ricorrere all’incidente probatorio nell’ambito delle indagini difensive, dandone avviso al Pm, affinché quest’ultimo possa nominare un suo consulente. Nella mattanza di via Diaz persero la vita Raffaella Castagna, suo figlio Youssef, sua madre Paola Galli e la signora che abitava al piano superiore, Valeria Cherubini. Si salvò miracolosamente il marito della Cherubini, Mario Frigerio, che a processo riconobbe in Olindo il suo aggressore.

Sarebbero dunque possibili gli accertamenti sui reperti rimasti (un accendino, un mazzo di chiavi, formazioni pilifere ed altri): la formula dell’accertamento irripetibile passerà però per la “necessità di un avviso al pm” affinché possa nominare suoi consulenti. “Cosa che faremo” – spiega uno di legali dei coniugi Romano, Fabio Schembri“anche se, prima della decisione della Cassazione, alcuni reperti sono stati distrutti dalla cancelleria della Corte d’Assise di Como: ne rimangono altri presso il Ris e l’Università di Pavia”.

La parole dei giudici nelle motivazioni del rigetto sono state queste: “La possibilità di svolgere investigazioni per ricercare e individuare elementi di prova, anche al fine di promuovere il giudizio di revisione”,”implica all’evidenza che le attività possano avere carattere esplorativo e non debbano essere circoscritte ai soli casi nei quali gli elementi, la cui stessa esistenza non è nota nel momento in cui si agisce, abbiano con sicurezza o ragionevole certezza l’idoneità a fondare un giudizio di revisione”.

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