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Strage di Erba, intervista a Roberta Bruzzone: Rosa e Olindo innocenti? Smantellati i capisaldi dell’accusa

di Michela Becciu – Strage di Erba, a oltre undici anni da quei tragici fatti il caso non può dirsi ancora ‘chiuso’. Sebbene anche la Cassazione si sia pronunciata confermando l’ergastolo per i coniugi Rosa Bazzi ed Olindo Romano, che stanno scontando in carcere le rispettive condanne, la Corte di Appello di Brescia accogliendo l’istanza della loro difesa ha ammesso l’incidente probatorio su tutta una serie di elementi repertati all’epoca delle indagini e mai esaminati.

Nella mattanza di via Diaz dell’11 dicembre 2006, ad Erba, persero la vita Raffaella Castagna, suo figlio Youssef, sua madre Paola Galli e la signora che abitava al piano superiore, Valeria Cherubini. Si salvò miracolosamente il marito della Cherubini, Mario Frigerio, che a processo riconobbe in Olindo il suo aggressore. Rosa e Olindo dopo aver confessato i delitti, ritrattarono. Scena del crimine e dinamica dei fatti però non furono mai ricostruiti integralmente, tant’è che questa vicenda ha lasciato insoluti molti misteri.

La criminologa Roberta Bruzzone, consulente della difesa dei coniugi Romano, si sta battendo per dimostrare che la coppia è estranea ai fatti contestati. UrbanPost l’ha intervistata al riguardo, analizzando nel dettaglio i punti nodali dell’impianto accusatorio che ha portato alle condanne dei coniugi Romano, che l’esperta ha smantellato con cognizione, argomentando con estrema precisione le sue convinzioni. Una vicenda giudiziaria, questa, che potrebbe essere scritta ex novo e raccontare un’altra verità. Perché Olindo e Rosa sarebbero innocenti? Roberta Bruzzone risponde alle domande di UrbanPost:

 

Dottoressa Bruzzone, i presupposti concreti per riaprire il processo ci sono? Cosa potrebbe accadere dopo l’incidente probatorio?

“Allora, al momento quello che abbiamo davanti è l’accettazione della richiesta di incidente probatorio su tutti i vari reperti che vennero trovati all’epoca dei fatti e che sono stati indicati da noi della difesa, e che però non vennero mai esaminati. Ci sono dei reperti che noi riteniamo molto significativi, come i mozziconi di sigaretta ritrovati all’interno dell’abitazione di Raffaella Castagna quando lei non fumava e nessuno fumava all’interno; ci sono alcune formazioni pilifere, ci sono i margini ungueali delle varie vittime … Reperti che noi riteniamo sicuramente interessanti. Il 21 novembre questa richiesta è stata accolta da parte della Corte d’appello di Brescia e quindi il 16 di gennaio verranno formalmente incaricati gli esperti individuati dalla Corte per l’espletamento dell’incidente probatorio sui vari reperti, al momento questa è la situazione nuda e cruda. Pronunciarsi sulla possibilità di riapertura del caso al momento mi pare ancora abbastanza prematuro, perché non abbiamo idea in quali condizioni siano questi reperti, quindi materialmente avremo delle informazioni sicuramente da gennaio in avanti. Certo è che se – come noi ci auguriamo – nel momento in cui questo esame verrà svolto e l’esito sarà quello che noi ci attendiamo, ossia una totale assenza di riscontro per quanto riguarda il materiale genetico dei coniugi Romano (perché noi riteniamo chiaramente che siano estranei alla strage), è evidente che un esito di questo tipo ci porterebbe a fare un passo in più, ossia con molta probabilità chiedere la revisione del processo”.

Dei coniugi Romano non fu rinvenuta traccia nella abitazione in cui avvenne la strage, invece la traccia mista trovata nell’auto di Olindo?

“Quella intanto è una micro traccia, repertata in maniera assai discutibile per tutta una serie di motivi di natura tecnica, dove c’è sicuramente materiale genetico – ma in percentuale bassissima – della signora Cherubini, commista però ad altro materiale che a nostro modo di vedere era riconducibile al materiale derivato dalle opere di spegnimento del fuoco. Guardi, quella traccia per dove è collocata, ossia sul battitacco esterno lato guidatore della macchina di Olindo Romano, e per la quantità di materiale presente in quella traccia, dal nostro punto di vista è chiaramente una traccia prodotta da una contaminazione, sì involontaria, ma secondaria, da parte dei carabinieri di Erba che prima erano sulla scena e poi sono andati in quella stessa notte a esaminare l’auto in maniera sommaria. Quindi quella micro traccia lascia per noi il tempo che trova …”.

La testimonianza di Mario Frigerio che accusò (seppur tardivamente) Olindo Romando di essere uno dei responsabili della strage: qual è la sua opinione al riguardo?

“Allora, la presunta famosa testimonianza di Frigerio: per come è stata resa a livello mediatico sembra che Frigerio in maniera chiara, genuina, dalla prima volta avesse individuato Olindo Romano, ma non è andata assolutamente così. Abbiamo delle intercettazioni ambientali nella stanza d’ospedale in cui c’era Mario Frigerio ricoverato, peraltro anche alla presenza di un magistrato, che poi sulla scorta della descrizione che fornirà Frigerio dal letto d’ospedale disporrà un identikit, quindi non è una fantasia nostra che Frigerio inizialmente abbia descritto un arabo, più alto di lui, più forte di lui, con pelle olivastra, e in maniera molto precisa … E quella descrizione resa davanti al pm il giorno dopo viene confermata in un fax inviato dal legale di Frigerio in Procura, dove ribadisce che effettivamente il suo cliente anche il giorno dopo, nuovamente sollecitato dall’avvocato, ridà la stessa descrizione di un arabo, e addirittura precisa che l’abitazione di Raffaella Castagna era spesso frequentata da persone di etnia araba. Ora mi spiega questo tipo di descrizione cosa c’entra con Olindo Romano? Poi cosa succede: va a trovarlo in ospedale il luogotenente della stazione di Erba, Gallorini, e – noi chiaramente abbiamo l’audio di quell’incontro – il primo a fare il nome di Olindo Romano è in maniera proprio pacifica, Gallorini. Da lì, badi bene, Frigerio non conferma ancora che si tratti di Olindo, però ovviamente, sa, la mene di una persona così provata, che ha perso la moglie, che stava per morire e si salva per una accidentale situazione fortuita che gli impedisce di morire dissanguato, è chiaro che ha subito un trauma devastante … Ha sentito la moglie morire al piano di sopra e chiedere aiuto, senza poter far nulla, quindi immagini in che condizioni mentali era Frigerio in quel momento, e dopo quell’incontro in maniera serpeggiante arriva poi – evidentemente il suo ricordo si modifica, perché il suo ricordo originale è chiaramente un altro, in maniera dimostrabile – a dire ‘Ho visto Olindo’, dopo sei mesi Olindo è un’ombra, e al processo ‘Olindo e Rosa’ … Mi occupo di psicologia investigativa da 20 anni, e questo tipo di ‘testimonianza’ dal punto di vista forense purtroppo è contaminata. Vale quindi quella prima, dove nessuno lo ha imbeccato, oppure vale quella dopo, in cui chiaramente qualcuno che non è lui fa il nome di Olindo per primo? Dobbiamo metterci d’accordo su questo punto. E poi c’è proprio un divieto espresso nel codice di procedura penale di introdurre elementi che il testimone non ha reso in via ‘autonoma’, diciamo, preliminarmente. Mi pare che qui si andata diversamente, ecco”.

E le confessioni ‘spontanee’ rese da Olindo e Rosa? Perché la coppia si sarebbe assunta la responsibilità di una strage che non avrebbe commesso? 

“Se quelle sono delle confessioni … le dico che era molto più credibile Michele Misseri. Confessare può voler dire tutto e niente. Le confessioni vanno comunque riscontrate, e la loro è flagellata da centinaia di macroscopiche divergenze rispetto a quello che è successo sulla scena e che ci raccontano le tracce”.

Sono state quindi indotte?

“Indotte, sollecitate … quello che le posso dire io dal punto di vista tecnico (non voglio andare a ragionare su altro) è che se lei legge quello che hanno reso nelle famose ‘confessioni’ (che poi ci sono più versioni) e va a comparare anche l’ultima versione, quella recepita dai magistrati, con ciò che è accaduto sulla scena, si rende conto che è come se raccontassero un altro film. Non sta a me stabilire se sono state indotte o meno, e non voglio neanche minimamente entrare nell’ordine di idee di questo tipo di valutazione, quello che le so dire da tecnico è che quello che loro raccontano, fra l’altro in più capitoli e versioni rispetto a quello che è successo, non c’entra niente. Nei passaggi soprattutto dell’omicidio del piccolo Youssef e della signora Cherubini proprio non ci siamo”.

Confessioni arrivate mentre i rei confessi guardavano le foto dei cadaveri sulla scena del crimine

“E questa non le sembra una cosa un po’ particolare? Se io le dico di descrivere una partita di calcio che lei non ha visto, ma le faccio vedere 10-20 fotogrammi della partita, qualcosa della partita magari lei è in grado di raccontarmela, no?”

La più controversa, appunto, è la ricostruzione dell’aggressione mortale alla signora Cherubini

“Non solo la Cherubini, anche il piccolo Youssef. Youssef non può essere morto come descrive Rosa Bazzi: ci sono tracce che ci dimostrano che è andata in maniera radicalmente diversa. Il bambino non poteva essere posizionato frontalmente a Rosa Bazzi, è impossibile, perché tutto il sangue è praticamente sulla destra del divano e del bambino, quando la lesione è nella regione sottomandibolare sinistra, quindi vuol dire che il bambino necessariamente doveva essere faccia rivolta e premuta contro la seduta del divano che infatti è stata trovata imbrattata del sangue del bambino. Per quanto riguarda l’aggressione alla signora Cherubini siamo proprio alla fantascienza: la Cherubini ha un quadro lesivo devastante, la gola squarciata, la lingua tagliata … e il primo testimone ad arrivare sulla scena la sente urlare dal piano di sopra. Non la vede ma la sente urlare sei o sette volte perfettamente udibile la parola ‘Aiuto!’. Ora, lei mi spiega come fa una donna con la testa fracassata, con più coltellate in corpo, la gola squarciata, a fare 18 scalini più un pianerottolo, a entrare in casa sua e disperdere pochissime tracce di sangue (ci sono 13 gocce di sangue minuscole lungo tutto il tragitto che fa la Cherubini) – e con un quadro lesivo del genere avrebbe dovuto sgorgare sangue a più riprese, infatti viene trovata in un lago di sangue (del suo sangue) al piano di sopra – come avrebbe potuto gridare tutte quelle volte ‘Aiuto! Aiuto’? A meno che non sia un’aliena … ma gli esseri umani in quelle condizioni non ce la fanno. Questi sono segni evidenti del fatto che lei viene aggredita al piano di sopra, quindi che motivo avrebbero i coniugi Romano di dire di averle dato due-tre colpi davanti alla porta di ingresso della Castagna?”.

Olindo Romano e Rosa Bazzi estranei ai fatti, quindi?

“Questa è la nostra posizione. Adesso il nostro obiettivo è dimostrare in maniera scientifica che su quella scena c’erano altre persone. Noi riteniamo che ce ne fossero almeno due, di cui ci sono tracce sulla scena, già repertate dal Ris all’epoca, ma che non sono mai state ricondotte a nessuno, tanto meno ai due coniugi (Olindo e Rosa ndr). Noi pensiamo che ci fossero due uomini su quella scena del crimine, ma che assolutamente non fossero i Romano. Noi abbiamo questa ipotesi e adesso abbiamo l’occasione di poterla dimostrare scientificamente. È evidente che, laddove trovassimo dei riscontri – che ci auguriamo di trovare – da questo accertamento, a quel punto sarebbe di più di una mera ipotesi, sarebbe una pista vera e propria”.

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