Sarebbero otto uighuri originari della regione occidentale dello Xingjang le persone ritenute coinvolte nell’esplosione in piazza Tienanmen avvenuta lunedì scorso, in cui sono morte 5 persone e altre 38 sono rimaste ferite.
La regione autonoma dello XingJang è stata teatro di violenza già in passato. Nella regione vivono 9 milioni di uighuri, una minoranza di lingua turca e fede musulmana che lamenta una forte repressione linguistica, culturale e religiosa da parte del governo cinese. Inoltre, la regione è ricca di materie prime e si trova in una posizione strategica, al confine con India, Cina e Asia centrale. Queste tensioni sarebbero state alla base di quanto accaduto in piazza Tienanmen.Intanto la polizia cinese mantiene la massima riservatezza su quanto successo e sta mettendo a tacere le notizie pubblicate sulla rete.
Rebiya Kadeer, la presidente del Consiglio Mondiale degli Uighuri, in un’intervista diffusa negli Usa dove vive in esilio, ha dichiarato: “Il governo cinese non esiterà a diffondere una versione falsa dell’incidente di Pechino per imporre nuove misure restrittive agli uighuri”.