Il fenomeno dei ristoranti di sushi, il famoso pesce crudo giapponese, non accenna ad arrestarsi e sono sempre di più le persone che ogni giorno gustano questa pietanza estremo orientale. Allo stesso modo, però, negli ultimi anni è cresciuto il numero di persone nelle quali si riscontra la Sindrome Sgombroide: ecco quali sono i sintomi e i pesci da evitare.
La Sindrome Sgombroide è un’intossicazione alimentare, la seconda per numero di casi in relazione ai prodotti ittici, ed è dovuta all’ingestione di pesce alterato. Spesso non viene rilevata dagli specialisti a causa della sua natura che la rende molto simile a un’allergia alimentare. La causa principale riguarda una tossina che si genera a seguito di una cattiva conservazione del pesce crudo: si tratta della trasformazione dell’aminoacido Istidina in Istamina, sostanza, appunto, molto tossica e resistente alle alte temperature.
Il tempo di ‘incubazione’ della Sindrome Sgombroide può variare da un tempo minimo di 30 minuti a due ore, molto infatti dipende dalla quantità di Istamina ingerita e dalla risposta dell’organismo alla tossina. I sintomi tipici della sindrome sono: diarrea, tachicardia e palpitazioni cardiache, eritemi e pruriti, fino ad arrivare, in casi veramente gravi, al senso di soffocamento. Allo scoccare dei primi sintomi è necessario rivolgersi al pronto soccorso più vicino e spiegare quali sono i cibi ingeriti. I pesci più a rischio sono i seguenti: Alacce, Aringhe, Tonni e Tonnetti, Sgombri, Sardine, Lampughe, Alici, Costardelle e Agoni.
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