Il Ministro dell’Ambiente Clini invece ha nuovamente invitato i vertici della grande azienda siderurgica ad iniziare le opere di risanamento, dicendosi sicuro che gli esuberi di personale saranno riassorbiti anche grazie a queste attività. Vorremmo avere le certezze del Ministro, soprattutto le vorrebbero avere le migliaia di tarantini che, nel bene e nel male, con l’ILVA hanno potuto vivere.
Il processo di risanamento è inevitabile, pena l’ulteriore e a questo punto irreversibile danno all’ambiente ed alla salute dei cittadini, già pesantemente compromessi. Ma oltre a questo occorre immaginare e iniziare a costruire fin da subito un futuro diverso per Taranto e la sua economia. Un territorio ed una società devastati da un passato industriale selvaggio hanno il diritto di imboccare una strada nuova: altrimenti che città potranno mai consegnare i tarantini ai loro figli tra 10, 20 anni?
Stasera, ai microfoni di “Radio Popolare”, il Sindaco di Taranto Ippazio Stefàno ha parlato di una Taranto che deve valorizzare le sue più grandi risorse, che sono il mare, il porto e la cultura. Ci permettiamo di dire che è un po’ velleitario pensare di far vivere così una città di 200mila abitanti. La vicenda dell’ILVA invece, come dell’altra industria pesante presente nella città pugliese, deve aprire la strada di una completa riconversione del sistema produttivo tarantino. Occorre puntare sulle attività pulite, sulla logistica avvantaggiata dalla presenza del porto, sulla produzione di energia rinnovabile, sulla reale valorizzazione delle produzioni ittiche ed agroalimentari locali. Chiediamo troppo? Noi pensiamo sia il risarcimento minimo dovuto ai tarantini.
(la bellissima foto è di Mafe – flickr.com)