Tassa rifiuti rimborso, come ottenere la restituzione dei surplus dati in bolletta negli ultimi cinque anni? Diversi Comuni avrebbero sbagliato il calcolo della Tari: un errore nel computo della quota variabile del tributo che ha fatto lievitare a dismisura il prelievo, a spese di milioni di famiglie. Anche fino al doppio del dovuto. A svelare la grave irregolarità è il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, nel corso di un question time a Montecitorio.
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Tassa Rifiuti gonfiata: cosa è successo?
I contribuenti-vittime si sono così trovati una bolletta in cui, oltre alla quota fissa (legata ai metri quadri della casa), c’è una quota variabile (legata al numero degli abitanti della casa) moltiplicata tante volte quante sono le pertinenze. Ad esempio: chi ha una casa con 125 metri quadrati complessivi, di cui 100 di casa, 15 di garage e 10 di cantina ha pagato la quota variabile non una (come dovrebbe essere) ma tre volte. Il risultato? Bolletta quasi raddoppiata.
Scopri quanto hai pagato di più di #tassa #rifiuti. L’errore commesso da tanti Comuni italiani. #M5S a #Polignano https://t.co/3avKgDo9yt pic.twitter.com/YvnNLfesGq
— Giuseppe L’Abbate (@baffone5stelle) 31 ottobre 2017
Tassa Rifiuti rimborso: come funziona?
Consumatori sul piede di guerra per ottenere il rimborso della Tassa Rifiuti. I contribuenti, infatti, sono subito scesi in campo per rivendicare gli esborsi immotivati: il Movimento difesa del cittadino – che da tempo denunciava irregolarità nell’applicazione del tributo – ha deciso di lanciare attraverso i suoi sportelli territoriali la campagna ‘SOS Tari’ per chiedere ai Comuni di indennizzare i contribuenti per le somme illegittimamente versate. Per aderire basta inviare una mail alle sedi locali: l’associazione si occuperà di verificare gli avvisi di pagamento e inviare l’istanza di rimborso al municipio competente.
Come ottenere il rimborso Tassa Rifiuti?
Ma come far valere i propri diritti? Come dichiarato da Antonio Damascelli, presidente dell’Uncat, organismo di categoria degli avvocati tributaristi, alla Repubblica: “I contribuenti possono impugnare l’avviso di accertamento del tributo, notificato loro dal Comune, presentando ricorso alla Commissione tributaria provinciale, in cui denunciano la cattiva applicazione della normativa” spiega il legale. “Il ricorso va effettuato entro 60 giorni dalla notifica dell’avviso. Non è sempre facile capire se la tariffa è stata applicata nel modo giusto. Dunque, si può procedere con una richiesta al Comune di accesso agli atti amministrativi (come previsto dalla L.241/90).”
Grazie al nostro Giuseppe L’Abbate, abbiamo scoperto che tanti comuni hanno incassato più del dovuto dalla #Tari, la tassa sui rifiuti, facendo pagare di più famiglie e imprese. Adesso potete fare ricorso e chiedere il risarcimento. Qui tutte le info: https://t.co/2p3Q8VXdx7 pic.twitter.com/kGkR5R7jzh
— Danilo Toninelli (@DaniloToninelli) 11 novembre 2017
“In questo modo si potrà consultare il proprio fascicolo e verificare i criteri adottati per il calcolo del tributo. Un’altra strada, sarebbe inoltre impugnare dinanzi al Tar l’intero regolamento comunale relativo alla Tari. I Comuni, dal canto loro, potrebbero già da ora correre ai ripari modificando in autotutela i propri regolamenti se risultano illegittimi, e le proprie tariffe”.
Riduzione Tassa Rifiuti
Prevista la riduzione tassa rifiuti, la cosiddetta TARSU, nei Comuni colpiti dall’emergenza spazzatura. Una sentenza della Cassazione – la numero 22531/2017 – che riconosce ai contribuenti il diritto alla riduzione della tassa o della tariffa rifiuti anche se il disservizio non è responsabilità diretta del Comune. La sentenza ha dato ragione al Britannique, nome storico dell’hotellerie napoletana, che è dovuto arrivare fino alla Suprema Corte per farsi riconoscere il diritto a uno “sconto” del 60% sulla Tarsu del 2008.
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Riduzione Tassa Rifiuti: la sentenza della Cassazione
Secondo quanto espresso dalla sentenza della Cassazione relativo al caso “Napoli” sul pagamento della Tarsu nonostante l’emergenza si evidenzia come siano le regole sulla Tarsu, scritte all’articolo 65 del decreto legislativo 507/1993, che impone di far pagare al massimo il 40% del conto ordinario quando il servizio di raccolta si blocca oppure è effettuato in grave violazione delle prescrizioni del regolamento. Non solo: quando la mancata raccolta determina una situazione riconosciuta dalla competente autorità sanitaria di danno o pericolo di danno alle persone o all’ambiente, l’utente può “auto-ridursi” la tassa oppure chiedere di riavere quanto pagato di troppo.
La Tarsu (e a maggior ragione oggi la Tari), secondo quanto stabilito dalla Cassazione, si applica per pagare un servizio, che va svolto secondo le regole: qualora questo non ci sia, va riconosciuto lo sconto previsto dalla legge. La riduzione, spiega la sentenza, non è una sanzione per l’amministrazione comunale inadempiente, ma serve a ripristinare un tendenziale equilibrio tra quanto si paga e i costi del servizio effettivamente reso.
Riduzione Tassa Rifiuti: la particolarità della Tari
Come evidenza Il Sole 24 Ore, questa sentenza della Cassazione relativa all’emergenza rifiuti, ha una ricaduta attuale nella disciplina della Tari (commi 655-656 della legge 147/2013), cioè dell’ultima arrivata nel ricco panorama di acronimi delle tasse-tariffe italiane sui rifiuti, che aumenta ulteriormente lo sconto e impone di far pagare solo il 20% quando la raccolta dei rifiuti si blocca o procede a scossoni.