I tedeschi hanno perpetrato l’olocausto degli ebrei. Quando Eisenhower entrò con i soldati statunitensi nei campi di concentramento e vide l’orrore che vi albergava diede un ordine che testimonia la profonda conoscenza dell’animo umano che lo statista possedeva: Che si abbia il massimo della documentazione possibile – che siano registrazioni filmate, fotografie, testimonianze –perché arriverà un giorno in cui qualche idiota si alzerà e dirà che tutto questo non è mai successo.”
Ecco. Per gli armeni non è andata affatto così. Nonostante i documenti storici, le fotografie dei corpi ammassati alla medesima stregua dei lager nazisti, nonostante le testimonianze dirette dei sopravvissuti. Anche Papa Francesco si è apertamente schierato per il riconoscimento ufficiale di quella strage perpetrata dai turchi che hanno scelto la via ufficiale del negazionismo. Gli armeni si sono deportati da soli, si sono massacrati da soli, la documentazione fotografica è un fotomontaggio, quegli esodi della morte non sono mai accaduti e se sono accaduti non è stato per mano nostra. Questa è la posizione della Turchia. Il cinema ha spesso scelto di parlare del massacro del popolo armeno, gli esempi più riusciti in tal senso sono “La masseria delle allodole“, “Ararat” e il recente The cut, presentato alla Mostra del cinema di Venezia che è arrivato a costare minacce di morte al regista. Ora gli Stati Uniti ci riprovano, con una mega produzione e un cast stellare dove troneggiano Christian Bale e Oscar Isaac.
Il film The promise di Terry George, racconta le violenze del genocidio a danno del popolo armeno portato avanti dall’impero Ottomano tra il 1915 e il 1916, che generò circa un milione e mezzo di morti. Prodotto da un gigante del cinema quale è Mike Medavoy (che annovera nel suo palmares film come Rocky, Io e Annie, Philadelphia, Il cigno nero) e finanziato interamente con 100 milioni di dollari dal magnate di origini armene Kirk Kerkorian The promise è finito nel bersaglio online di trolls e haters turchi che negano il genocidio. Vere e proprie strategie di sabotaggio sono fiorite al fine di danneggiare in tutti i modi la pellicola e la sua reputazione. A questo punto sono scese in campo personalità del calibro di Leonardo di Caprio, che dal proprio profilo Fb ha fatto i complimenti pubblici all’intera produzione cercando di ristabilire un equilibrio con i tantissimi haters negazionisti che hanno tentato attivamente di distruggere in partenza la reputazione del lungometraggio. Per ciò che concerne il valore squisitamente cinematografico dell’opera non siamo in odore di capolavoro, ma il fatto che la questione armena non sia più appannaggio di produzioni cinematografiche minori ma sbarchi a Hollywood è un segnale incoraggiante e dovuto.