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Toscana, disperata lettera aperta: «Mia madre malata via dalla Rsa perché la Regione non ha soldi»

L’Italia muore di burocrazia? Secondo quanto emerso dalla stesura dell’indice europeo sulla qualità dei servizi offerti dagli uffici pubblici dei 19 paesi, che utilizzano l’Euro, solo la Grecia riesce a fare peggio di noi e questo la dice parecchio lunga. A pagarne il prezzo più alto la gente comune, come dimostra la lettera di Gina Truglio, una commerciante del centro storico di Lucca, indirizzata al presidente della Regione Enrico Rossi, pubblicata su “La Nazione”. La donna racconta nel dettaglio l’odissea dell’anziana madre gravemente ammalata, che non è più in grado di essere accudita in casa e che presto dovrà lasciare la Rsa per motivi burocratici. Ragioni che non hanno nulla a che fare col cuore e che denotano la scarsa sensibilità di chi di dovere.

Toscana, disperata lettera aperta: «Mia madre malata via dalla Rsa perché la Regione non ha soldi»

«Caro presidente Rossi, Le scrivo molto, molto amareggiata, perchè la mia mamma che si trova in una struttura a Maggiano (Lucca) dove è seguita in maniera splendida, amorevole e corretta per la sua patologia, sarà costretta in brevissimo tempo a venire via perchè non abbiamo i soldi sufficienti per pagare la sua degenza, pur essendole stata riconosciuta la quota sanitaria. Le racconto le mie peripezie, tra l’Elba e la provincia di Lucca, dove adesso vivo», comincia così la lettera della figlia della signora 84enne al governatore della Toscana.

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«Quando chiedo perché mia madre debba lasciare la struttura le assistenti sociali mi rispondono, in modo freddo asettico e distaccato: “Mancano soldi, quando sarà vi faremo sapere” . La mia famiglia, caro Presidente, i soldi li ha già finiti per curare il mio babbo. E anche a livello di stress e di dolore abbiamo dato tantissimo! Ci era stato detto dopo le visite mediche di quest’estate – detto, non scritto in maniera chiara e corretta – che a mia madre era stato riconosciuto il ricovero in Rsa in maniera definitiva. Costretti a riceverarla in ospedale per un aggravamento, qualche medico coscienzioso aveva attivato l’Acot  (Agenzia di continuità ospedale territorio) – che mi scusi se lo dico, porta a ben poco, dato che c’è già l’Adi (assistenza domiciliare integrata) e torna a delegare molto alle famiglie, allunga di poco la continuità assistenziale ma non risolve i casi cronici», prosegue Gina Truglio, che aggiunge che un altro medico nel frattempo ha deciso di dimettere la signora perché «servivano i letti in barba all’attivazione Acot». La famiglia si è vista così costretta a prendere nuovi provvedimenti. 

«Ho trovato un muro di gomma», l’amara confessione

«Siamo stati costretti a trovarle un posto in Rsa  perchè la situazione era ingestibile a casa nostra!!! Purtroppo sulla base di informazioni poco chiare credevamo che fosse sufficiente trovare un posto in Rsa, cosa già difficilissima, ma quando abbiamo comunicato che il posto c’era, è stato risposto che quando ci sarebbero stati i soldi per la quota sanitaria modulo base, allora mia mamma avrebbe potuto entrare in Rsa. Ho scritto subito, ma ho trovato un muro di gomma», si legge nella lettera aperta pubblicata su “La Nazione”. Parole che fanno riflettere, lasciano sgomenti.

Toscana, lettera choc al governatore: «Presidente, che tristezza! Chi lavora in questi settori deve avere particolari sensibilità…»

Disperata quanto dispiaciuta, la figlia dell’anziana signora malata ha posto poi una serie di interrogativi ad Enrico Rossi. Domande lecite considerando le precarie condizioni di salute della madre e l’assenza di una risposta adeguata: «Perché questa mancanza d’informazioni sulla quota sanitaria? E cosa vuol dire modulo base? Nel frattempo chi pensa a mia madre? A noi? (Ci siamo già passati: per curare mio padre abbiamo venduto la nostra casa. Peccato che il  babbo le sue tasse se le era pagate tutte). È normale che un’anziana in carrozzina invalida al 100% non possa avere la continuità delle cure e sia abbandonata dal sistema perché servono letti e si scarichi tutto sulle spalle della famiglia?». Poi l’amara conclusione: «Che rabbia, Presidente e che tristezza! Chi lavora in questi settori deve avere particolari sensibilità (…) Devo ancora vedere una sanità che aiuta, comprende e facilita il lavoro. Addetti e responsabili che rasserenano il paziente e i familiari e non storie normali che diventano tragedie e che alla fine leggiamo sui giornali!». 

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