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Tra cronaca e storia sulle copertine de “La Domenica del Corriere” – ottava puntata

17/02/2013 16:24

Il re Vittorio Emanuele III, dal Quirinale, sventola il tricolore. Il 24 maggio del 1915 l’Italia, sulla base degli accordi del Patto di Londra, schierandosi con i paesi dell’Intesa (Francia, Regno Unito e Impero russo), dichiara guerra alla secolare nemica: l’Austria (un anno più tardi, anche alla Germania). È la Prima Guerra Mondiale: l’esercito italiano attraversa il Piave e attacca gli austriaci in direzione del Carso e di Trieste, ma è del tutto irrealistico sperare in una soluzione rapida del conflitto. Eppure proprio su questo il governo italiano conta, persuaso che l’apertura di un’altra linea di fuoco metta in ginocchio gli imperi centrali, già impegnati sui fronti anglo – francese e russo. “La Domenica del Corriere”, che fino a qualche settimana prima ha lamentato le atrocità della guerra, dimentica d’un tratto l’orrore e le efferatezze per inneggiare all’avvenimento: “In generale i grandi giornali interventisti, compreso Il Corriere della Sera, ritennero che, per un’efficace mobilitazione interna contro il nemico, fosse necessario sacrificare l’esercizio della critica e la stessa difesa dei diritti elementari dei cittadini. Ma con il passare delle settimane i loro direttori si resero conto di quanto fosse sgradevole l’abbraccio con la censura”.(14) Il regio decreto del 23 maggio 1915, n. 675, ha istituito infatti la censura preventiva sulla stampa, che è affidata ai prefetti e pone limiti precisi al tipo di informazioni da pubblicare (come i mutamenti nelle gerarchie e il numero di morti, feriti e prigionieri).

NOTA

(14) Antonio Fiori, Il filtro deformante. La censura sulla stampa durante la Prima Guerra Mondiale, Istituto Storico per l’età moderna e contemporanea, Roma 2001, pp. 405 – 406.