Viene celebrata la ricorrenza della battaglia di Vittorio Veneto, che ha segnato l’epilogo della Prima Guerra Mondiale. La commemorazione a Roma, sull’Altare della Patria, è grandiosa. Sventolano le bandiere vittoriose, come a salutare il re Vittorio Emanuele III. Concordia, compattezza e solidarietà: queste sono le colonne portanti che sostengono la manifestazione, nella quale si ricordano i tanti fratelli caduti. Sono passati due anni dal giorno che ha marchiato a fuoco, nella memoria del popolo italiano e dei soldati martoriati dal conflitto, la fine di stenti e sofferenze e la venuta al mondo di nuove speranze. Purtroppo la fame e il disordine sociale hanno dissipato molte illusioni nutrite allora: ma la retorica, almeno per un giorno, spazza via inquietudini e recriminazioni. La copertina è specchio della nuova sensibilità monumentale in onore ai caduti, che inizia ad assumere un significato diverso rispetto a quello dell’epoca garibaldina. “Dalle viscere stesse della guerra di trincea esplode il simbolo del Milite Ignoto. Le tradizioni accademiche della scultura, il linguaggio nazionalista e il gusto dannunziano […] fanno sì che le opere destinate a rappresentare la guerra di tutti siano concepite, scolpite, inaugurate in forme tutt’altro che scabre ed essenziali. Rimane decisiva, però, quella scelta a monte: di non riempire le piazze della penisola di condottieri, ma di soldati, e di celebrare il popolo, annesso alla Nazione e che si è fatto Stato”. (18)
NOTA
(18) Mario Isnenghi, Le guerre degli italiani. Parole, immagini, ricordi (1848 – 1945), cit., pp. 342 – 343.