Il governo tunisino ha annunciato misure di sicurezza straordinarie a meno di 2 giorni dal massacro avvenuto a Sousse, venerdì 26 giugno, che è costato la vita a 39 persone, per la maggior parte turisti stranieri. Il premier Habib Essid ha infatti disposto la chiusura immediata di 80 moschee non controllate dallo Stato, ma è troppo tardi: la paura è tanta, troppa, e i turisti stanno lasciando in massa il Paese, abbandonando in tutta fretta le strutture alberghiere e cancellando le prenotazioni.
Intanto l’Isis rivendica la strage nella spiaggia di Sousse e l’attentato a Kuwait City, costato la vita a 27 persone: nella notte tra venerdì e sabato i militanti dell Stato Islamico si sono attribuiti la paternità delle due stragi attraverso un messaggio diffuso sui social network.
Frattanto le autorità locali continuano le indagini: recuperato il cellulare di uno degli attentatori, Seifeddine Rezgui, che prima di aprire il fuoco contro i turisti che prendevano il sole in spiaggia, ha fatto una telefonata e lo ha gettato in mare. La speranza è che dal dispositivo emergano informazioni utili a ricostruire l’accaduto.