Ci avevate fatto l’abitudine? Bene. Cancellate tutto, perché il VAR cambia già pelle dopo un anno. Il sistema di supporto all’arbitro mediante l’impiego di strumenti tecnologici sotto la supervisione di due assistenti presenta delle novità per la stagione 2018/2019 di Serie A. L’utilizzo del VAR è stato approvato dall’IFAB (International Football Association Board) nel giugno 2016. Dopo una serie di esperimenti, la FIFA lo ha impiegato – con successo – in occasione del Mondiale 2018 in Russia. E chi non ricorda l’utilizzo di questa innovativa tecnologia durante le giornate mondiali?
Dopo un inizio “diffidente”, il VAR è diventato per gli sportivi del calcio un compagno fidato, un alleato per contrastare le ingiustizie arbitrali. E addirittura un noto bookmaker italiano (Sisal Matchpoint) aveva inserito in palinsesto una scommessa sull’uso del VAR durante le partite in Russia con l’opzione “Arbitro Consulta il VAR Si\No”, a riprova proprio della normalità di una sua possibile comparsa nei 90 minuti di gioco.
In Italia l’ok definitivo allo sbarco del VAR in Serie A e Coppa Italia è arrivato nel mese di giugno 2017, con contestuale abolizione degli addizionali (gli arbitri di porta). Lo scopo dell’utilizzo del VAR è duplice: correggere decisioni chiaramente sbagliate o segnalare episodi gravi o importanti sfuggiti all’occhio dell’arbitro. Dunque non è applicabile ad ogni situazione di gioco, ma solo a quattro tipologie di eventi, le cosiddette ‘match-changing situation’ (goal, rigori, espulsioni dirette, scambi di identità). Ma attenzione perché il protocollo per la stagione 2018 è cambiato. Lo avrete certamente notato già in occasione della prima giornata di Serie A..
VAR protocollo 2018: le novità più rilevanti
A fare il punto della situazione in merito al nuovo protocollo VAR 2018 è l’avvocato ed ex arbitro di Serie A e B Luca Marelli. L’IFAB, l’International Football Association Board che stabilisce le modifiche e le innovazioni alle regole del calcio, ha imposto un’interpretazione più restrittiva dell’utilizzo del VAR, che può intervenire soltanto in caso di “chiaro ed evidente errore”. Ovvero?
“Sono i casi che un tempo si chiamavano sviste. Si tratta di episodi sfuggiti all’attenzione dell’arbitro, oppure in cui è talmente evidente l’errore di valutazione da richiedere l’intervento del VAR. Per il resto, è passato il concetto per cui quel che l’arbitro vede non si può discutere. Un’interpretazione diversa rispetto all’anno scorso, quando in Italia si è visto un uso un po’ estensivo del VAR. Non stupisce che in questa prima giornata si siano viste on field review solo per falli di mano”.
Tra le novità del protocollo 2018 del VAR resta valido il ‘caso simulazioni’: “Queste – spiega ancora Marelli nel suo intervento – rientrano nei casi di chiaro ed evidente errore, quando sono lampanti. L’anno scorso, in Torino-Bologna, Verdi viene inizialmente ammonito, ma il contatto in realtà c’è, l’arbitro rivede l’episodio, cancella l’ammonizione e assegna il rigore. Casi simili si potranno rivedere anche quest’anno”.
VAR protocollo 2018: occhio al ‘silent check’
Attenzione, con il nuovo protocollo 2018 del VAR nemmeno i cosiddetti “silent check” potranno aiutare a correggere eventuali errori che non siano “chiari ed evidenti”, in quanto i dialoghi fra il Virtual Assistant Referee e l’arbitro sono registrati, e ci sarebbero comunque conseguenze negative in caso di utilizzo della tecnologia al di là dei limiti consentiti dal regolamento.
Una scelta dell’IFAB che non è piaciuta agli arbitri italiani. Anche perché Rizzoli e Collina avevano in mente altro: “Chiedere l’introduzione anche del challenge, ovvero la possibilità di dare ai due allenatori delle rispettive squadre in campo l’opportunità di chiedere il VAR una o due volte a partita”.