Il direttore della Mostra del cinema di Venezia Alberto Barbera non nasconde i problemi che la pellicola italiana sta affrontanto: “non deve nascondere la vera situazione del cinema italiano”. Nonostante siano stati visionati in questa 70 esima edizione 155 film, 77 documentari e più di 200 corti, quasi il doppio del passato, Barbera afferma che la quantità non corrisponde alla qualità e dice: “I film che ho visto, tantissime opere prime, non sono di quella qualità medio alta che porta il pubblico in sala. E questo sarebbe sbagliato perchè dopo l’inguardabile cinema anni ’90 c’è stato uno scatto di reni di qualità che ha fatto recuperare e assegnare la quota incassi di cinema italiano al 45%, se non si investe, non si fanno film di qualità e non commediacce da botteghino o film di low low cost, si tornerà indietro”.
Barbera sottolinea l’importanza degli investimenti per risollevare le sorti del cinema italiano, un esempio è il progetto di Biennale college, 1 milione di costo annuo, opere giovani da 150 mila euro e uno dei tre film realizzati, Yuri Esposito di Alessio Fava ignorato dalla stampa italiana e invece con recensioni positive in America persino sul New York Times.
Nel periodo tra gennaio e marzo 2013 a fare i conti della crisi cinematografica sono state per lo più produzioni italiane. nulla a che vedere con le pellicole americane che, nonostante la recessione hanno fatto registrare un incremento del 3,3% rispetto all’anno passato.
L’effetto della crisi fa scherzi strani, nonostante vi sia un forte crollo degli spettatori ogni anno vengono prodotti un numero sempre maggiore di film. Lo Stato, concedendo finanziamenti pubblici cerca di colmare quel vuoto lasciato dai mancati incassi, ma questo serve a nulla se vengono prodotte pellicole di poca qualità, incapaci di ottenere un ritorno economico. Anche per questo motivo l’intervento pubblico si è drasticamente ridotto, concedendo finanziamenti solamente, nel 2012, a 56 produzioni nazionali su 166.