«Anche se sembra tutto amaro, siate dolci! Grazie a tutti per il supporto che mi date ogni giorno!», così scrive sulla sua pagina Facebook “Cibo”, all’anagrafe Pier Paolo Spinazzé, giovane street artist di Verona, che ha avviato un progetto di copertura delle scritte e dei simboli fascisti, nazisti e razzisti. Un’iniziativa volta a rimediare agli orrori lasciati dai nostalgici, che a quanto pare (si veda il caso della senatrice Liliana Segre) non sono pochi nel nostro paese. E il nome “Cibo” riflette proprio i soggetti da lui disegnati per coprire e cancellare frasi ingiuriose, svastiche e altri simboli vergognosi. Qualche giorno fa l’artista veronese ha presentato una denuncia per una presunta bomba carta posizionata sotto la propria automobile. La vicenda risale al 2 novembre scorso e soltanto gli accertamenti della Digos veronese potranno chiarire cosa è accaduto. Sul sito “Artuu.it” l’artista ha rilasciato qualche tempo fa un’intervista svelando cosa lo ha spinto a combinare “Street art” e tradizione gastronomica per combattere certi atti vandalici.
Verona, bomba carta sotto l’auto di “Cibo”, l’artista che “copre” i simboli nazifascisti
«In cucina noi troviamo le nostre tradizioni, la nostra infanzia, la nostra cultura. La tavola unisce i popoli, e per noi italiani è un orgoglio che va sopra a qualsiasi ideologia o confine!», ha detto “Cibo”, che poi ha aggiunto: «Il progetto Cibo nasce dieci anni fa, un po’ per scherzo, un po’ per ricerca. Del tutto inatteso è stato il successo di questa idea, da prima i cittadini, veri destinatari di questa forma d’arte (io disegno nelle campagne veronesi, non metropoli), ai follower di tutto il mondo. Il progetto va a valorizzare il rapporto con il territorio della street art, una passione che dai campi, alla tavola, ai muri, troviamo nei luoghi dove nascono le eccellenze che ci rendono orgogliosi di essere italiani. In poche parole ho tradotto la fame della gente, la fame quella buona, quella che a tavola ci zittisce, ma anche che ci unisce. Un messaggio dolce in un momento amaro!».
L’opera di cui il writer italiano va più fiero
Pier Paolo Spinazzé, alias “Cibo”, ha chiarito poi perché ha scelto la Street Art: «È per me l’unico modo di fare questo lavoro da sogno senza cadere in edulcorati intermediari, andando direttamente dal fruitore senza un invito o un vernissage. Io scelgo i miei mecenati, o loro scelgono me, e l’arte è tornata ad essere veramente di tutti!». A Valentina Piuma di “Artuu.it” l’artista ha svelato anche qual è l’opera di cui va più fiero: «Andando per estensione, ho chiuso un 1100 mq a Zevio (Verona) un inno alla campagna che mi accolto, ai suoi prodotti e alle sue tradizioni. Un lavoro colossale che mi ha occupato un inverno, ma è record e una sfida portata a termine totalmente in solitaria!».
«Ho inviti a festival di streetart che mi danno modo di essere libero nei temi», i progetti di Cibo
Progetti futuri? «Tutto è molto dinamico, le offerte si accumulano e anni di impegno in un settore tanto difficile stanno dando i loro frutti. Ho inviti a festival di streetart che mi danno modo di essere libero nei temi, e commissioni per enti, aziende e privati che mi chiamano a conoscere e ad interpretare determinato piatto, tradizione, territorio. Senza i paletti dei mecenati, non sarebbe così performante e stimolante, cerco di bilanciare le commissioni con le “missioni”», ha concluso “Cibo”, che vanta un seguito su Facebook di quasi 80mila utenti.