«La pisciata in compagnia è di sinistra, il c**so è sempre in fondo a destra», si tratta di versi di Destra Sinistra, una delle canzoni più note di quel grande genio che è stato Giorgio Gaber. Il brano, uscito nel 1994, incluso nell’album dal vivo E pensare che c’era il pensiero, è stato in seguito riproposto, in versione registrata in studio, ne La mia generazione ha perso del 2001. Perché tirarlo fuori oggi? Beh, innanzitutto perché è attuale, nonostante abbia già 25 anni sulle spalle, poi perché a La Repubblica delle donne, show di Rete 4 condotto da Piero Chiambretti, il diretto di Libero Quotidiano Vittorio Feltri, invitato dal padrone di casa, ne ha raccontato l’origine. Un aneddoto decisamente curioso, sapientemente raccontato dall’opinionista italiano.
Vittorio Feltri svela come nacque “Destra Sinistra” di Gaber
Giorgio Gaber e Vittorio Feltri si sono conosciuti quando il primo era un cantautore ventiduenne già affermato, il secondo un cronista di provincia destinato a diventare una delle più influenti penne del giornalismo italiano. L’occasione? Un concerto a Bergamo, città d’origine di Vittorio Feltri, che come tanti, assieme ad altri amici, si era recato all’evento per ascoltare il sorprendente signor G. «Lo conobbi quando avevo a 18 anni, poi per molti anni non ci incontrammo più. Mi capitò poi di fargli un’intervista e da lì iniziammo a frequentarci», ha spiegato a La repubblica delle donne Vittorio Feltri, che ha poi proseguito: «Una sera, mentre mi parlava della canzone che stava scrivendo, Destra e sinistra, io ad un certo punto ho avuto una necessità e gli ho detto ‘Io ho bisogno di andare al ces*o che è sempre in fondo a destra’. Lui prese questa frase cretina che io dissi e la mise nella canzone. Tant’è che c’è ancora oggi…», ha dichiarato il direttore di Libero Quotidiano. E dell’amicizia con Gaber si parla anche nel suo libro, fresco di uscita, L’irriverente, Memorie di un cronista, pubblicato sulla scia del successo della precedente biografia Il borghese, ambedue editi da Mondadori.
L’aneddoto poco noto su Bettino Craxi
Sempre a La repubblica delle donne Vittorio Feltri ha parlato del socialista Bettino Craxi: «Io ebbi delle polemiche con lui durante Tangentopoli. Lo soprannominai ‘Cinghialone’ perché era il personaggio più maestoso tra quelli che erano nel mirino della magistratura». Qualcosa però poi ha fatto mutare d’opinione il direttore: «Quando Craxi mi invitò poi nel suo appartamento a Roma, perché voleva fare alcuni chiarimenti, mi resi conto che viveva come un poveraccio. Non poteva essere un ladro perché viveva non come un barbone ma quasi. Da allora divenne un mio amico… Uomo di grandissima intelligenza!». Il giornalista bergamasco ha confermato a Chiambretti un retroscena poco noto: Craxi era così alto da non entrare nella bara. «È la verità. Era talmente alto che non ci stava. Dovettero fare delle operazioni, rimane il fatto che fu sepolto con le gambe rannicchiate…», ha ribadito il direttore 76enne.
Vittorio Feltri e il regalo inaspettato di Oriana Fallaci
Infine Vittorio Feltri ha ricordato un episodio, sempre citato nell’ultimo libro, ossia quando Oriana Fallaci, sua cara amica, di ritorno dall’America, si presentò con un regalo inaspettato: «È vero che la chiamavo uoma ma perché aveva un gran temperamento. Lei si arrabbiò perché ci teneva alla sua femminilità, era una donna femminile. Abbiamo sempre avuto un rapporto amichevole che non è mai andato oltre. Quando decise di morire, perché l’ha voluto fare lei, le lasciai casa mia e andai altrove. Una volta da New York mi portò una pelliccia di visone che non ho mai indossato perché di stupidate ne ho fatte tante, ma mi vergognavo di indossare una pelliccia».
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