Giallo di Ximena Garcia, trovata morta nel lago di Nemi lo scorso 10 marzo, dopo che era scomparsa dalla casa in cui viveva con il marito, a Lanuvio, il 22 gennaio. Arrivano in queste ore importanti indiscrezioni sul caso: sul cadavere della 32enne transessuale argentina non ci sarebbe alcun segno di violenza. Acqua nei polmoni, compatibile con l’annegamento quale causa del decesso, e la totale assenza di ecchimosi, graffii e/o violenza alcuna. Quella sera dopo avere avuto ospite a cena un’amica, Ximena alterata dall’alcol aveva avuto una accesa discussione con il marito, che si era rifiutato di darle le chiavi dell’auto per uscire a dare un giro.

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Gli esami tossicologici sul corpo hanno infatti accertato l’elevata presenza di alcol nel sangue della 32enne, tanto che ora si fanno ancora più fondati i sospetti su come e con chi Ximena sia giunta fin al lago di Nemi, nelle cui acque ha trovato la morte. Non aveva l’auto e la località è distante tanti chilometri dalla sua abitazione. Gli accertamenti autoptici sono stati eseguiti dai medici dell’università di Tor Vergata, che solo pochi giorni fa sono riusciti a fare chiarezza sulle cause della morte di Ximena. La salma è stata restituita alla famiglia che ora le darà degna sepoltura. Le sorelle e i genitori della 32enne non hanno mai creduto alla ipotesi del suicidio.

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Ancora da ricostruire le ultime ore di vita di Ximena che, si è appreso, sarebbe morta la sera stessa della scomparsa. Va tuttavia accertato non solo come sia arrivata fino al lago di Nemi, ma se in acqua sia caduta accidentalmente, se sia stato un gesto volontario o se, addirittura, qualcuno l’abbia spinta. Qualcuno che, vedendola ubriaca fradicia, potrebbe avere approfittato della sua poca lucidità. Proprio la lunga permanenza in acqua avrebbe accelerato il processo di decomposizione cadaverica e reso molto difficile risalire alla causa del decesso. Pare assodato, tuttavia, che siano assenti segni di violenza sul corpo e di colluttazione.