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Lettera dal fronte scolastico: docente positivo al Covid racconta il suo dramma

24/10/2020 15:53 - Aggiornamento 24/10/2020 16:12

Covid-19, lettera dal fronte … scolastico. A parlare attraverso un lungo post su Facebook è il docente di scuola secondaria, Paolo Iorio. “C’è poco da ridere” titola la sua riflessione social sulla drammatica situazione che si (ri)trova a vivere il nostro Paese – e il mondo tutto – e la Scuola italiana.

COVID SCUOLA PROFESSOR IORIO FACEBOOK

Covid-19, lettera dal fronte scolastico: la testimonianza del professor Iorio

Siamo in piena ondata pandemica, il Coronavirus è tornato a colpire, si diffonde ad una velocità che pare inarrestabile e i vari governatori di Regione in accordo con il Governo centrale da settimane sono al lavoro per predisporre dei piani di emergenza che riescano, nei limiti del possibile, ad arginare il contagio, ridurre i decessi. L’attenzione è tutta puntata sui nostri studenti e sui settori dell’economia. Salute e Scuola, i pilastri della società.

Si parla tanto di questo dramma, via social, in televisione. Ad oggi, dati e storie reali alla mano, c’è ancora chi minimizza la situazione ma tant’è. C’è nel frattempo anche chi il Covid-19 lo affronta ogni giorno in prima linea. Perché la passione è più forte della paura del contagio, della malattia. Medici, infermieri, certo, ma anche i professori e gli studenti, che ogni giorno da quando l’emergenza è tornata a far scattare l’allarme rosso varcano le porte degli edifici scolastici e affrontano il nemico ‘da vicino’. Molto vicino. Alle prese con igienizzanti, mascherine e distanze di sicurezza che mortificano la irrefrenabile voglia degli studenti di interagire, scambiarsi affetto e amicizia. Un virus, questo, che sta facendo di tutto per allontanarci fisicamente gli uni dagli altri ma che comunque non piega la natura umana geneticamente predisposta alla resilienza.

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Chi pensa alla tutela dei docenti?

Non si discute abbastanza, tuttavia, della esposizione al pericolo di contagio cui i docenti vanno incontro quotidianamente. Come sempre nella vita, per capire le situazioni in cui non ci troviamo, occorre avere empatia. In soldoni, cosa significa concretamente fare l’insegnante e scoprirsi, da un giorno all’altro, positivo al Covid-19? Un dramma che ti piove addosso e ti fa franare il terreno sotto i piedi. A volte non è sufficiente essere ligi alle regole, come il professor Iorio spiega bene. A volte la vita è talmente brutale da sbatterti la sofferenza in faccia senza preavviso, quasi volesse farlo apposta a vederti in difficoltà.

“Cari Colleghi,
sono un insegnante di scuola secondaria di primo grado in servizio nello stesso istituto da 34 anni. Qualcuno di voi mi conosce, forse, come autore di vignette sul mondo della scuola sotto lo pseudonimo di PAV.
Ma questo non è un post umoristico, né satirico.

A causa di una fastidiosa tosse unita a febbre, il mio medico mi ha consigliato di sottopormi all’esecuzione di un tampone. I due diversi tamponi di rito hanno confermato che ho contratto il SARS-COV2. Una tac toracica ha evidenziato un inizio di polmonite. Ora sono fuori casa in isolamento per 10 giorni sotto terapia farmacologica endovenosa (fortunatamente la mia compagna è un’infermiera). Mia madre, 87 anni e malata, è rimasta a casa con badante e mio figlio, tutti in quarantena per 10 giorni. Potete immaginare quanta preoccupazione e disagio comporti questa situazione”.

azzolina de luca

“Mi è bastato un mese di scuola e mi sono infettato”

“Durante il lockdown e tutta l’estate ho fatto la spesa regolarmente”continua il professor Iorio nel suo post Facebook“passeggiato, sono andato in vacanza nella mia provincia, ho frequentato bar e ristoranti sempre seguendo le prescrizioni di rito. Mi è bastato un mese di scuola e mi sono infettato e sono già cinque le classi finora in quarantena, delle quali quattro terze. […] Durante lestate la dirigenza e tanti colleghi e collaboratori scolastici hanno lavorato per calcolare superfici, creare nuove aule eliminando laboratori, individuare accessi aggiuntivi, disegnando percorsi per evitare assembramenti. Tutto secondo le prescrizioni, spesso contradditorie, degli organi competenti […] ma non è bastato”.

covid e scuola Azzolina

Scuole aperte nonostante il Covid, sì o no?

La lettera offre uno spunto di riflessione circa il dibattito, in atto da settimane ormai, relativo alla necessità di chiudere le scuole o continuare le lezioni in presenza, come vuole la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina.
Il professor Paolo Iorio racconta la crudeltà di una situazione incredibile in cui il Virus ti pone dinnanzi a delle dolorose e difficili scelte: “Mia madre ha 87 anni, è scompensata, non più autosufficiente, la mia presenza in casa, le mie battute e l’assistenza continua l’aiutano ad andare avanti dopo la morte di mia sorella e di mio padre ma, a quanto pare, rientra tra le categorie dei “sacrificabili” al virus, perché: “Se i ragazzi rimangono a casa, chi li guarda?”. Io me la vorrei godere ancora un po’, invece, senza dovermi sentire in colpa per aver dato la priorità ai miei doveri di insegnante. Quello stesso insegnante che si è sentito rispondere da un alunno, invitato a tirarsi su la mascherina: “Tanto sono tutte cazzate, prof!”. Non sono cazzate, Colleghi. Quando ci passi, te ne rendi conto. E io, finora, sono stato pure fortunato.

Paolo Iorio”.