200 miliardi di prestiti garantiti dallo Stato per salvare le imprese italiane dalla crisi post Coronavirus. Il piano del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri passa attraverso alcune scelte, urgenti, oggetto in queste ore di divisione della maggioranza di governo. Non parliamo delle risorse che l’Europa metterà a disposizione attraverso il Mef o gli euro bond auspicati dal premier Conte, su cui ancora non c’è accordo tra i partner Ue. Si tratta delle risorse che il governo, con un decreto, il “Cura imprese”, atteso per lunedì (domani, ndr) metterà subito a disposizione delle aziende in crisi di liquidità. Ecco come.
Prestiti alle imprese garantiti al 100% dallo Stato
Il retroscena più quotato vuole il ministro Roberto Gualtieri, in quota Pd, protagonista assoluto della mossa che permetterà alle aziende italiane di respirare dopo lo shock della pandemia, in attesa di tempi migliori. 200 miliardi di prestiti, per le piccole e medie imprese interamente garantiti dallo stato e non all’80% come deciso dalla Germania. Finanziamenti a tasso zero, erogati senza complicate istruttorie. Qui c’è la prima divisione. l’M5S non sarebbe d’accordo su quel 100% di garanzia, che esporrebbe il sistema bancario a notevoli rischi, considerata la dimensione dei finanziamenti da erogare, a meno che a garantirlo non fosse la Cdp, la Cassa Depositi e Prestiti, la “cassaforte” pubblica che conserva il risparmio degli italiani soprattutto i pensionati. D’altro canto, l’introduzione di una percentuale di credito garantita dalle banche rallenterebbe la procedura di accesso ai fondi. Per i prestiti, infatti, sarebbero necessarie istruttorie che, seppur semplificate, necessitano di tempo per essere completate. Quindi, i prestiti saranno erogati dalle banche e garantiti dalla Cdp. Tutto bene? Pare di no, perché l’idea del ministro Roberto Gualtieri è un’altra.
La soluzione del ministro Roberto Gualtieri: entra in gioco la Sace
Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha però la sua strategia, che voci insistenti danno come molto apprezzata anche a Bruxelles. Invece che farli garantire dalla Cdp, i prestiti previsti dal “Cura Aziende” passeranno dalla Sace, una controllata della stessa Cdp, nata come società di assicurazione del credito per l’esportazione. La soluzione Gualtieri ha una sua logica. Le procedure gestite da Sace sarebbero molto più veloci, proprio perché è una società specializzata nella valutazione del merito del credito con uno staff appositamente creato per questa attività. In più, Sace a differenza di Cdp è già collegata con il sistema bancario proprio per via dell’attività sui crediti per l’export. Questo, come ovvio, ridurrebbe molto i tempi delle istruttorie. C’è un unico problema, attualmente Sace seppur controllata da Cdp non è interamente pubblica. Per avere una garanzia al 100% pubblica di questi prestiti, e ridurre dunque a zero i rischi per i bilanci delle banche italiane, l’erogante Sace dovrebbe tornare sotto il controllo dello Stato.
“Superpoteri” per il ministro dell’Economia: la strada che agita la maggioranza
Nel piano di Roberto Gualtieri la Sace passerebbe sotto il controllo del ministero dell’Economia. “In questo modo lo stato si doterebbe di un potete strumento di politica economica basato sulle garanzie a largo raggio, che potrebbero anche includere l’assicurazione di invesitmenti in equity da parte di investitori istituzionali e fondi pensione”, scrive Carlo Bertini su La Stampa. Il ritorno al pieno controllo della Sace da parte dello Stato è funzionale alla creazione di questo strumento, indispensabile per il sostegno immediato alle imprese, strategico per il rilancio dell’export messo in ginocchio dalla crisi del Covid-19. Il punto di divisione, nella maggioranza non è tanto il fine quanto il metodo. Il ritorno della Sace sotto l’ala del ministero dell’Economia, nello scenario appena illustrato, consegnerebbe enormi poteri al ministro dell’Economia, il Dem Roberto Gualtieri. Proprio quello che teme il Movimento 5 Stelle. >> Tutti i retroscena di politica italiana