E’ stato condannato all’ergastolo l’ex Nar Gilberto Cavallini nel processo sulla Strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980. La sentenza è stata letta dalla Corte d’Assise dopo sei ore e mezza di camera di consiglio e a quel punto l’imputato, in semilibertà nel carcere di Terni, non era più presente in aula. “Ora si apre un nuovo e importante capitolo, quello dei mandanti“, ha commentato l’avvocato delle parti civili Andrea Speranzoni dopo la lettura.
Strage del 2 agosto 1980, condannato il terrorista Gilberto Cavallini
“Siamo molto fiduciosi sull’esito di quell’indagine e tutti uniti come collegio di parte civile, per lavorare insieme al fianco della procura generale, se ci saranno persone imputate in quei reati quel filone di indagine- ha dichiarato l’avvocato Speranzoni- In questo momento il mio pensiero principale va ai familiari delle vittime e alle vittime di questo barbaro attentato terroristico, questo atto di giustizia è dovuto a loro e a tutti i cittadini italiani che non si sono arresi in questi anni e continuano a chiedere verità e giustizia su fatti che hanno condizionato la vita sociale e politica di questo Paese. Siamo soddisfatti anche per i risarcimenti a favore dei parenti delle vittime e delle parti civili costituite”. Dopo 12 anni dall’ultima sentenza definitiva che aveva condannato come esecutori materiali gli ex militanti neri dei Nuclei armati rivoluzionari Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, oggi all’elenco bisogna aggiungere anche Gilberto Cavallini
La sentenza dopo 40 anni dalla strage della stazione di Bologna
L’ex Nar, esattamente come tutti gli altri, si è sempre dichiarato innocente. Per questo durante il processo si è lasciato a delle dichiarazioni spontanee e ha detto: “Sono pentito di quello che ho fatto”, ma “di quello che non ho fatto non mi posso pentire. Non siamo noi che dobbiamo abbassare gli occhi a Bologna”. Con il verdetto dei giudici bolognesi, invece, a quasi 40 anni dalla strage del 2 agosto si aggiunge un altro tassello sul più grande atto terroristico che l’Italia abbia subito nel secondo dopoguerra e che ha causato 85 morti e 200 feriti. Ora è necessario fare luce sul mistero dei mandanti, la grande zona d’ombra sulla strage alla stazione. Su questo fronte c’è un’inchiesta della Procura generale di Bologna che procede nel massimo riserbo. In Aula erano presenti una trentina di familiari delle vittime, tra i banchi del pubblico, che hanno accolto il verdetto in maniera composta, con evidente soddisfazione. Presente anche la presidente dei familiari delle vittime della Banda della Uno Bianca, Rosanna Zecchi.
Strage di Bologna, il commento dei familiari delle vittime
“La sentenza non cancella gli 85 morti e i 200 feriti, ma rende giustizia a noi familiari delle vittime che abbiamo sempre avuto la costanza di insistere su questi processi”, sono le prima parole di Anna Pizzirani, la vicepresidente dell’Associazione familiari delle vittime della strage di Bologna del 2 agosto.
Durante una pausa del processo Cavallini ha tentato di definirsi come “l’86esima vittima”, e Pizzirani ha commentato anche questo: “Cerca di farsi passare come l’86esima vittima perché si ritiene innocente. Ma io mi attengo alle carte processuali. Mi ha lasciato basita. E’ stato impudente perché si è alzato in piedi e mi è venuto a salutare. Potevo mandarlo a ‘quel Paese’ ma non sono una persona scorretta”. Tuttavia “io non posso avere niente a che vedere con questi personaggi”: la figlia di Anna Pizzirani infatti, all’epoca una bimba di 11 anni, rimase ferita per lo scoppio della bomba alla stazione di Bologna. E sul ritenere “inumano” condannare Cavallini dopo 40 anni come ha sostenuto la difesa, Pizzirani ha dichiarato: “No, non è inumano, perché hanno condannato anche quelli della Shoah dopo 70 anni, non vedo perché debba essere inumano. È una giustizia che viene fatta ai familiari delle vittime, per la nostra perseveranza. E, se le carte processuali lette, rilette esaminate da questa Corte hanno stabilito così è una sentenza corretta”.