“Un’altra sconfitta per Napoli”: c’è amarezza e delusione nelle parole di Pietro Ioia, Garante dei detenuti del Comune partenopeo contattato dalla famiglia del 15enne ucciso a Napoli in seguito ad una tentata rapina. La notte del primo marzo, Ugo Russo, adolescente napoletano, si trovava insieme ad un amico quando – secondo le prime ricostruzioni – puntando una pistola giocattolo contro un carabiniere in borghese, avrebbe voluto rubare il Rolex dell’uomo che era in macchina insieme ad una ragazza.
Napoli, 15enne ucciso: «Come può un ragazzino fare una fine del genere»
Il carabiniere, dopo essersi qualificato, ha sparato tre colpi di arma da fuoco uccidendo il 15enne. Una fine drammatica e inspiegabile per il Garante dei detenuti che con i ragazzini “a rischio” ci lavora quotidianamente. Raggiunto da Fanpage.it, Pietro Ioia ha espresso tutto il suo sgomento: «Ho sentito stamattina la famiglia che è distrutta, – ha affermato Ioia – è una tragedia. Certo il ragazzino stava compiendo una rapina, non è un gesto che si fa, questo lo dobbiamo subito chiarire, è un fatto che non si fa. Peccato solo che non riesco a capire come un ragazzino possa fare una fine del genere, questo lo lasceremo decidere alla magistratura. Quando succede un fatto così grave, proveniente dai quartieri che noi ben conosciamo a Napoli, quartieri malfamati, si può fare ben poco. Si può solo rimpiangere la mancanza delle istituzioni, della chiesa».
«Abbiamo perso tutti, è una sconfitta è sporca di sangue»
«Purtroppo – prosegue il Garante dei detenuti del comune di Napoli – io ci lavoro con i ragazzi a rischio. Parlo anche con le famiglie e vedo che per la maggior parte i familiari sono persone disperate, persone che si arrangiano per lavorare, per tirare avanti la baracca e succede sempre che non possono badare a tre, quattro figli. Magari uno è più grande, ne hanno altri due, tre più piccoli, e sfugge alla famiglia. Ma quando succede un fatto del genere siamo noi responsabili, gli adulti, tutti noi adulti. Nei quartieri a rischio secondo me mancano le strutture di educazione, culturali, le associazioni, vere e proprie che prendono questi ragazzi e gli fanno imboccare la strada giusta.
Io lavoro come tutor responsabile di 15 minori a rischio, che hanno commesso il primo reato, e me ne accorgo giorno per giorno che si possono salvare questi ragazzi, che nei loro occhi non c’è odio per la società. C’è solo un errore che hanno commesso e noi dobbiamo far capire a questi ragazzi con le strutture culturali che a uno sbaglio si può rimediare. Ovviamente quello che ha fatto il ragazzo è un atto sbagliato, stiamo parlando di una rapina che non si fa. Abbiamo perso tutti, per Napoli è un’altra sconfitta, è una sconfitta sporca di sangue e noi adulti ne siamo responsabili, i veri responsabili: adulti, istituzioni, chiese, famiglie, tutti siamo responsabili, nessuno escluso».