2 aprile 2020 – Coronavirus Ultime News. Il premier Giuseppe Conte ha firmato ieri un nuovo DPCM, con il quale proroga la chiusura totale fino al 13 aprile. Il lockdown in Italia conferma la limitazione degli spostamenti, il blocco di tutte le attività non essenziali, il non ritorno a scuola. La sola novità riguarda la sospensione non solo di tutti gli eventi sportivi e le gare, ma anche delle sedute di allenamento degli atleti. «Rimane il regime di indicazioni e vincoli già predisposto. Con il Comitato tecnico-scientifico c’è la possibilità di valutare, tra quelli che hanno superato a pieno la malattia, come recuperarli a pieno nell’attività lavorativa. Per ora non cambia nulla. Dovremmo affrontare giorni di festività con questo regime restrittivo», ha precisato il presidente del Consiglio. Cosa dobbiamo aspettarci poi? Che accadrà dopo il 13 aprile? Chi riapre?
Coronavirus Italia, cosa riapre dopo il 13 aprile?
Il premier Giuseppe Conte non si è sentito ieri di fare un pronostico: «Si valuterà la prospettiva per programmare un eventuale allentamento delle misure. Non posso dire che ci sarà il 14 aprile. Non siamo nelle condizioni». La domanda su come sarà il post 13 aprile, allora, è stata girata al professore Giovanni Rezza, medico e docente italiano, dirigente di ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità. In un’intervista a ‘Repubblica’, rilanciata da ‘Next’, l’epidemiologo ha cercato di spiegare cosa cambierà dopo Pasquetta: «Bisognerà osservare se la curva va bene. A quel punto certamente alcune attività produttive si potranno riaprire, ovviamente mettendo in sicurezza i lavoratori. E andrà messo in piedi un programma di individuazione rapida di eventuali casi. Un sistema di allerta territoriale che ci permetta di intercettare subito nuovi focolai. Se abbattiamo finalmente la trasmissione, poi dobbiamo evitare che tutto riparta. Vanno intercettati i casi grazie ai medici di famiglia e ai dipartimenti di prevenzione delle Asl e messi subito in quarantena».
Il professor Rezza: «Certe attività produttive non si possono bloccare all’infinito»
Si ragiona quindi sull’ipotesi di riaperture scaglionate: «Adesso abbiamo lo schermo protettivo del distanziamento sociale, ma se lo interrompiamo all’improvviso, e non gradualmente, aumenta la possibilità che il virus ritorni. Non dobbiamo tornare nella situazione attuale». Anche perché come ha spiegato il professor Rezza c’è il pericolo che l’epidemia riparta: «C’è il rischio di chiudere di nuovo tutto. Del resto il sistema dello “stop and go” è stato studiato. Richiede chiusure almeno di due settimane e al massimo di due-tre mesi. Ma certe attività produttive non si possono bloccare all’infinito». Alla riapertura sarà comunque opportuno mantenere il distanziamento sociale, come pure l’uso di mascherine. Anche sui mezzi dovranno essere adottate misure per ridurre la capienza; parimenti nei bar, ristoranti e negozi.
L’ipotesi avanzata da un giornalista de “La Stampa”
‘Next’ ha rilanciato poi un articolo de ‘La Stampa’, in cui Paolo Russo spiega che “potrebbero riprendere l’attività i lavoratori meno fragili e le donne, meno esposti alla minaccia Covid”. A detta di questi riaprirebbero “le botteghe artigiane a monoconduzione, tipo calzolai, tappezzieri e falegnamerie, dove non è indispensabile il contatto stretto con il cliente”. Potrebbero tornare a lavoro anche coloro che possono esercitare la professione su appuntamento: “I parrucchieri potrebbero impugnare di nuovo spazzola e forbici ma solo per un cliente alla volta su appuntamento”. Per gli uffici resta in piedi la possibilità di usare al massimo lo smart working.