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Coronavirus crescita contagi non rallenta, il Governo indietreggia sulla ripartenza a maggio

04/04/2020 10:15 - Aggiornamento 04/04/2020 10:24

Coronavirus crescita contagi non rallenta. Quando finirà? Siamo nella fase calante? Torneremo presto alla nostra quotidianità? Sono queste le domande che agitano i cittadini, spaventati dall’immagine degli ultimi grafici in cui la linea piatta, quella che segna il contagio del Covid-19 in Italia, non accenna a scendere come i virologi avevano auspicato. Appesi a quella linea ancora decessi, persone risultate positive al Coronavirus, gente ricoverata negli ospedali, in lotta tra la vita e la morte, nelle terapie intensive. In Lombardia, focolaio dell’epidemia, dove tutto è fermo, la ‘luce in fondo al tunnel’ è ancora un miraggio lontano. Il capo della Protezione Civile e Commissario per l’Emergenza Angelo Borrelli parla della fase 2 dal 16 maggio. Palazzo Chigi però teme l’imprevedibilità del Coronavirus e rimanda tutto al 10 aprile.

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Coronavirus crescita contagi non rallenta, il Governo indietreggia sulla ripartenza a maggio

Proprio Angelo Borrelli, intervenuto a ‘Circo Massimo’ su Radio Capital, ieri mattina, ha spiegato che anche il primo maggio gli Italiani non potranno uscire: «Non passerà questa situazione per quella data. Dovremo stare in casa per molte settimane». Poi il dietrofront: «Tutto dipenderà dai dati e dall’analisi degli scienziati», ha alzato il tiro Borrelli. Eh già, perché l’uscita del Capo della Protezione Civile ha urtato molti, soprattutto i politici del Centrodestra: «Questo stillicidio quotidiano di informazioni contraddittorie è intollerabile», ha detto Mara Carfagna, presidente di Voce libera. Sulla stessa lunghezza d’onda Giorgio Mulè di Forza Italia, che rimarca «modi, toni e superficialità delle comunicazioni date». La leader di Fratelli di Italia Giorgia Meloni si aspetta delle misure urgenti per fronteggiare l’altra emergenza in atto, quella economica, che sta mettendo in ginocchio il paese e non fa meno paura della prima.

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Riapertura di fabbriche e aziende: favorevoli e contrari

Al Governo però l’attenzione è massima, il premier Giuseppe Conte sta valutando la situazione regione per regione. Non vuole sbilanciarsi, attende le analisi degli esperti, anche se è ben consapevole che alcune previsioni di questi ultimi, come il presunto picco al Sud Italia, non si sono realizzate. Ed è proprio l’imprevedibilità del Covid-19 a rendere difficoltoso l’avvio della 2 fase, quella della ripartenza. Per ora tutto è rimandato alla prossima settimana, al 10 aprile 2020. Dopo Pasqua il Presidente del Consiglio valuterà cosa è opportuno far riaprire e quali misure adottare. A volere il riavvio delle fabbriche e aziende, oltre a Italia Viva di Matteo Renzi, soprattutto i ministri dell’Economia e dello Sviluppo economico Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli. Di “programmare la riapertura” parlano anche il presidente della regione Veneto Luca Zaia e quello del Lazio Nicola Zingaretti. Chi invece tira il freno a mano è il ministro della Salute Roberto Speranza, i capi delegazione di Pd e M5S Dario Franceschini e Alfonso Bonafede, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Prudente anche il governatore della Lombardia Attilio Fontana, ben consapevole della potenza micidiale del Coronavirus.

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Coronavirus crescita contagi inaspettata: la vita di tutti i giorni non sarà più come prima

Nella conference call tra Conte e le regioni, che si è tenuta ieri, si è deciso, come riporta ‘Repubblica’ che “ci sarà una cabina di regia con rappresentanti del governo, delle regioni, dei comuni e della comunità scientifica per lavorare non sui tempi ma sulle modalità utili alla graduale riaperture delle attività economiche. Attrezzarsi, questa è la parola d’ordine, perché per mesi anche quando potremo uscire di casa la vita di tutti i giorni non sarà più come prima. Non saranno uguali le fabbriche, i negozi, i mezzi pubblici”. La preoccupazione è tanta: sbagliare non si può, anche perché se il picco tornasse a salire, chi si assumerebbe la responsabilità di quei decessi? Fare valutazioni grossolane è controproducente, già in passato si è sottovalutato lo spettro del Coronavirus. Nessuno avrebbe mai pensato che i morti di Covid-19 in Italia superassero quelli della Cina.

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