Una storia commovente arriva da Arre, comune di circa 2mila anime, in provincia di Padova, in Veneto, una delle regioni più colpite dal Coronavirus. Una famiglia, come purtroppo ce ne sono state tante, ha provato sulla propria pelle la letalità del Covid-19. Una tranquillità distrutta: il marito colpito dall’epidemia è morto, la moglie è riuscita a guarire. Fuori dalla rianimazione ha potuto riabbracciare la figlia: «Antonio in sogno mi ha detto: torna indietro». Una vicenda riportata da Il Mattino di Padova, che ha intervistato la signora Rita Manfrin, rilanciata dall’Huffington Post.
Coronavirus Padova marito muore, lei esce dalla rianimazione: «In sogno mi ha detto: ‘Torna indietro’»
Il marito della signora di Rita, 59 anni, è morto lo scorso 25 marzo di Coronavirus, contemporaneamente lei veniva ricoverata in gravi condizioni. «Mentre ero in coma ho sognato mio marito Antonio che mi donava gli organi. Poi ho visto una luce e sentito una voce maschile che mi diceva: ‘Fermati e fai tre passi indietro’. Non era la mia ora», ha spiegato al giornale locale la signora. Ed è andata così: la donna è uscita dalla terapia intensiva e ha potuto stringere a sé la figlia Marika, 26 anni, che non credeva fosse possibile una guarigione. La vicenda, come abbiamo dichiarato in apertura, arriva dalla provincia di Padova, dove, secondo i dati del 27 aprile, si sono registrate 1.305 persone positive al Covid-19. Dall’inizio dell’emergenza sono stati 3.739 i casi in tutto, con 232 decessi tra ospedale ed extra ospedale e 2.202 guariti.
Il governatore Zaia: «È consentito lo spostamento individuale per attività motoria in tutto il territorio comunale»
Subito dopo la conferenza stampa del premier Conte sono arrivate appuntite come spade le parole del governatore del Veneto Luca Zaia, che ha annunciato una nuova ordinanza regionale: «È consentito lo spostamento individuale per attività motoria anche in bicicletta in tutto il territorio comunale di residenza e dimora, quindi si può uscire senza limitazioni almeno nel territorio comunale». Zaia non è d’accordo con la linea assunta dall’esecutivo: «Noi non possiamo diventare delle cavie, noi dobbiamo anche vivere. Come si fa a dire che in un autobus possono entrare massimo 15 persone e in un negozio di 40 metri quadri una sola persona alla volta? Il Governo non può andare via col freno a mano tirato. L’appello che faccio io è che si rivedano queste misure, altrimenti non ne veniamo più fuori. Come si fa a dire ai parrucchieri che forse apriranno il primo giugno? Se riapri le aziende ci deve essere anche qualcuno che controlli i figli. Da noi la gente vuole andare a lavorare, bisogna fare in modo che si riparta». leggi anche l’articolo —> Coronavirus, addio alla bambina che cuciva a mano le mascherine per gli infermieri