Oggi da tutte le città italiane è univoco il parere dei medici sul nuovo Dpcm. Secondo i camici bianchi i numeri dei contagi da Covid-19 sono troppo alti e il sistema sanitario italiano non è in grado di gestire l’emergenza. Il direttore scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, Massimo Andreoni ha dichiarato che “l’epidemia è fuori controllo e sono particolarmente preoccupanti sia i dati sui nuovi casi sia quelli relativi ai nuovi ricoveri nei reparti ordinari e nelle terapie intensive”. Anche medici ospedalieri, il virologo Andrea Crisanti e l’Ordine dei medici concordano con quanto affermato da Andreoni. I medici sostengono che le misure del nuovo Dpcm “potranno eventualmente rallentare l’epidemia, ma non bloccarla”.
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Il parere dei medici sul nuovo Dpcm
Da questa notte a mezzanotte è entrato in vigore il nuovo Dpcm. Il premier Giuseppe Conte ha annunciato ieri quali sono i nuovi provvedimenti che tutti gli italiani dovranno seguire fino al 24 novembre. Carlo Palermo, segretario del maggiore dei sindacati dei medici ospedalieri, l’Anaao-Assomed afferma che il nuovo Dpcm è “un punto di equilibrio tra esigenze economiche e sanitarie, ma potrebbe non bastare”. Il parere dei medici è univoco: le nuove misure non bastano perché la situazione negli ospedali è già critica.
“Ai fini epidemiologici per un contenimento della pandemia sarebbero auspicabili misure ancora più drastiche, ma la scelta è della politica”. Così ha dichiarato Andreoni e ha aggiunto: “lasciare che l’epidemia corra troppo significa rischiare il collasso degli ospedali”.
I medici concordano sul fatto che se queste misure nel prossimi giorni non basteranno a frenare i contagi sarà necessario un nuovo lockdown. Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, ha annunciato che “se nel giro di 15 giorni gli indicatori peggioreranno, credo sia responsabilità del governo adottare misure ancora più drastiche con un lockdown totale”.
La situazione negli ospedali
Carlo Palermo ha osservato che la situazione negli ospedali “è gravissima e assolutamente critica, con pronto soccorso e reparti ormai intasati e il 118 subissato di chiamate”. Ha poi aggiunto: “con questo ritmo di contagi entro la seconda settimana di novembre si satureranno le terapie intensive”. Intanto “sono già in grande sofferenza i posti nei reparti Covid ordinari e nelle sub-intensive. I tamponi non bastano, l’assistenza domiciliare è pressoché assente con le unità di medici Usca per le cure a casa che presentano problemi di organici”. Ha inoltre aggiunto: “con il sistema di tracciamento ormai impossibile dato l’altissimo numero di contagi”. Palermo poi ha concluso: “l’unico presidio al quale i cittadini si stanno rivolgendo in massa sono proprio gli ospedali, che sono però presi d’assalto anche da pazienti poco sintomatici che non avrebbero bisogno di cure ospedaliere o da cittadini che richiedono tamponi”.
Secondo Crisanti bisognerebbe dunque “mettere in campo un piano di sorveglianza”. Questo piano “una volta che saremo riusciti ad abbassare i contagi attraverso misure più restrittive come tutti speriamo, riesca a mantenerli bassi e sotto controllo”. Nel mondo misure più restrittive di controllo del virus hanno avuto successo in “vari esempi di Paesi virtuosi che sono riusciti in questo obiettivo, da Taiwan alla Corea. Oltre alle misure illustrate oggi dal premier, bisognerebbe cioè adottare una strategia che finora in Italia non è stata mai messa in campo”. Secondo il medico la soluzione più efficace per controllare i contagi consiste in un “vero piano di sorveglianza che preveda tracciamenti mirati per interrompere le catene di trasmissione, strumenti informatici efficaci e rafforzamento della capacità di diagnosi”. >> Tutte le news