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Susanna Tamaro contro Conte, il duro attacco: “Pensano che siamo un popolo di dementi”

26/10/2020 11:18 - Aggiornamento 26/10/2020 11:27

Lo scorso 9 marzo l’Italia è entrata in guerra. Da quel giorno non sono mancati i bollettini giornalieri sulle vittime causate dal coronavirus. Abbiamo affrontato settanta giorni di quarantena, di panico, bombardati da notizie poco chiare su un virus sconosciuto, su una pandemia che velocemente superava ogni confine geografico senza pietà. Numeri, morti, sirene. Una situazione imprevedibile e ingestibile sotto tanti punti di vista. Qualcosa di totalmente nuovo, che ha letteralmente spiazzato tutto il mondo. Una sfida che, in Italia, è stata lasciata nelle mani dei cittadini ogni volta che Conte ha detto: “Dipenderà tutto dal comportamento degli italiani”. Per questo, dopo l’entrata in vigore del nuovo Dpcm che si traduce come un vero e proprio fallimento, Susanna Tamaro ha sferrato un duro attacco contro Conte e per la prima volta si è pronunciata sulla drammatica situazione.

>>Leggi anche: Il nuovo Dpcm non basta, l’allarme dei medici: “Pressione insostenibile”

Susanna Tamaro contro conte

Susanna Tamaro contro Conte

“Andrà tutto bene”, si leggeva dai balconi. Un fiume di arcobaleni aveva invaso i terrazzi italiani. Lo spavento e la consapevolezza di dover affrontare una situazione complessa, estremamente pericolosa, ha attraversato i corpi. I cittadini hanno risposto a tutte le richieste: la maggior parte ha indossato in modo religioso la mascherina. I locali si sono adeguati ai protocolli per poter tornare a un minimo di normalità. Anche se la verità è che, ormai, la normalità è cambiata: ora è fatta di distanziamenti, di dispositivi di protezione individuale, di gel igienizzanti. E di tante domande: si poteva fare di più? Si poteva fare meglio? Perchè oggi i numeri sono tornati a salire?

“La prima domanda me la sono fatta a metà gennaio quando la televisione ha iniziato a mostrarci immagini della città di Wuhan. In quell’incalzare, in quel crescere ansiogeno di malati intubati, di ruspe che scavavano notte e giorno per edificare nuovi ospedali, c’era qualcosa di profondamente inquietante”, ha scritto Susanna Tamaro sul Corriere della Sera scagliandosi contro Conte e la gestione dell’epidemia. “Che cosa vuol dire la Cina al mondo? Mi sono chiesta, e non sono riuscita a rispondermi.” E poi ancora: “Bastava avere una cognizione minima di geografia, di storia e di igiene per essere consapevoli del fatto che non solo il virus sarebbe arrivato, ma che forse era già tra noi. Dagli inizi del mese di dicembre 2019, infatti, ricevevo continue telefonate di amiche e amici che mi dicevano di avere avuto un’influenzataccia con febbre altissima, tosse spaventosa, antibiotici inutili, finale con polmonite e debolezza persistente”.

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Susanna Tamaro contro Conte: “Il nostro governo non aveva un piano pronto in caso di epidemia?”

Il 29 gennaio abbiamo scoperto dei primi due casi di coronavirus in Italia: erano i due turisti cinesi. Poi il maratoneta. Da lì una serie di numeri che sembravano non potersi fermare mai. Le zone rosse hanno iniziato a crescere, la situazione sembrava fuori controllo. E infine il lockdown. Siamo stati i primi a chiudere tutto, a mettere agli arresti domiciliari gli italiani per settanta, lunghissimi, giorni. “Nessuno sapeva con chiarezza cosa fare. Ma come, il nostro ministero non aveva un piano pronto in caso di epidemia? Eppure avevamo avuto la Aviaria, la Mers, la Sars, il morbo della Mucca Pazza… Sarebbe bastata ancora una volta un po’ di conoscenza della biologia e della storia umana per rendersi conto che, pur sentendoci onnipotenti grazie alla tecnologia, per la natura siamo sempre e soltanto grossi mammiferi e, come tutte le popolazioni animali, siamo soggetti a periodiche falcidie epidemiche”, ha sottolineato Tamaro.

“Peste, colera, difterite, tifo e vaiolo hanno modificato il corso della storia. Per rimanere a malattie più umili, pertosse, scarlattina e morbillo, fortunatamente ora sconfitti, hanno eliminato generazioni e generazioni di umani”. Così i telegiornali e i quotidiani hanno iniziato a fornire dei veri e propri bollettini di guerra. Anche i termini utilizzati per tentare di spiegare la pandemia erano quelli tipici dei conflitti.

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“Siamo sprofondati in un paranoico stato di polizia”

Non è un caso se oggi si parla di coprifuoco. “Medici e infermieri sono stati trasformati rapidamente in eroi- ed eroi lo sono stati- ma di un eroismo non molto diverso da quello dei soldati mandati in Russia con le scarpe di cartone”. A un certo punto la paura ha preso il sopravvento: le file interminabili ai supermercati, le corse in farmacia per riuscire a conquistare una mascherina e un po’ di gel igienizzante. “Quello che allora non sapevamo era che saremmo sprofondati in un ossessivo e paranoico stato di polizia con relativo incoraggiamento alla delazione, triste caratteristica di tutti i regimi totalitari. Evidentemente chi ci governa pensa a noi italiani come a un popolo di poveri dementi in preda a un collettivo cupio dissolvi il cui unico desiderio era quello di contagiarci a vicenda.

In realtà abbiamo dimostrato di essere dei cittadini responsabili che amano la vita e hanno un sano terrore delle malattie, tranne le solite eccezioni che confermano la regola”, ha ricordato ancora Tamaro. E ora, a distanza di cinque mesi dalla fine del lockdown, ci troviamo, di nuovo, a contare i casi. E questa volta sembra quasi peggio della prima: quello che emerge è una serie di numeri, sempre più alti, di positivi. La domanda è: non si poteva immaginare? Non eravamo forse stati avvertiti in tutti i modi del fatto che una seconda ondata era praticamente certa?

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Susanna Tamaro: “Sembra che chi ci governa navighi a vista”

L’impressione è che chi ci governa navighi a vista“, ha evidenziato Tamaro. “Un colpo al cerchio e uno alla botte. Prima vieta una cosa, poi cede e la concede un po’, senza un programma, senza una linea, senza nulla che faccia capire che cosa sia davvero meglio fare per il bene comune. Ma i virus non conoscono il cerchiobottismo, vanno avanti con ostinata e fantasiosa testardaggine e, dato che siamo a questo punto di contagio e la stragrande maggioranza di cittadini indossa religiosamente la mascherina, forse si fa beffa anche delle pezze che ci mettiamo in faccia. Sarebbe bello che, invece della ripresa del Barnum mediatico, con la terroristica diffusione di dati giornaliera sulla quale nessuno fa chiarezza e che crea solo confusione e paura nella popolazione, ci venissero dette poche semplici cose, ma quelle giuste”.

Bisognerebbe dire, per esempio, che il virus ha un tasso di mortalità che si posiziona tra lo 0,6% e il 0,3%. Quello dell’Ebola, per citare una malattia con mortalità molto alta, è del 50%. Per questo le nuove misure sembrano quasi una forma di punizione o meglio, l’ennesimo scarica barile del governo. Prima ha voluto lasciare la patata bollente alle Regioni, ora ai cittadini. Di nuovo. “Nessuno mette in dubbio che la situazione sia seria e proprio per questo noi vorremmo che le nostre istituzioni fossero colpite dallo stesso benefico virus, quello della serietà.”

“Quando alla fine di febbraio ho ricevuto il pacchetto di medicine inviato dal mio amico cinese, l’ho chiamato per ringraziarlo. «Ma oltre alla mascherina e alle medicine che mi hai dato, cos’altro posso fare per non ammalarmi?». «La cosa più importante è non aver paura di ammalarsi. L’ansia e la paura sono le più grandi nemiche della salute perché sono in grado di far crollare il sistema immunitario.»”, ha concluso la scrittrice. >>Tutte le notizie di UrbanPost

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