Il 20 novembre è la Giornata mondiale per i diritti dell’infanzia. In questa data, infatti, cade l’anniversario dell’approvazione – da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite – della Convenzione sui diritti dell’infanzia. Quest’anno la giornata universale per i bambini e gli adolescenti assume un’importanza ancora più rilevante, alla luce dell’impatto che la pandemia ha avuto e continua ad avere sui loro diritti.
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La Convenzione Onu sui diritti del bambino e dell’adolescente
Ratificata nel 1989, la Convenzione per i diritti dei bambini e degli adolescenti è divenuta il trattato in materia di diritti umani con il più alto numero di ratifiche. Ad oggi sono infatti 196 gli Stati che si sono vincolati giuridicamente al rispetto dei diritti in essa riconosciuti. L’Italia ha ratificato la Convenzione il 27 maggio 1991 con la legge n. 176. Il documento si fonda su quattro princìpi: la non discriminazione; il superiore interesse dei bambini; il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo; l’ascolto delle opinioni del minore.
L’educazione, naturalmente, è considerato un diritto fondamentale che i singoli Stati si impegnano a garantire. I firmatari hanno infatti il dovere di adottare misure per promuovere la diminuzione del tasso di abbandono della scuola e la regolarità della frequenza. La Convenzione ha avuto un impatto positivo importantissimo a livello globale. Il tasso globale di mortalità tra i bambini sotto i 5 anni, ad esempio, è diminuito del 60% circa e il numero di minori che non frequenta la scuola primaria è sceso dal 18 all’8%.
L’impatto del Covid sui bambini nel mondo
Tuttavia la pandemia ha messo a rischio i diritti dei bambini e e degli adolescenti. «Durante tutta la pandemia di COVID-19 si è diffuso il mito persistente secondo cui i bambini sono a malapena colpiti dalla malattia. Niente potrebbe essere più lontano dalla realtà», ha dichiarato Henrietta Fore, Direttore Generale dell’UNICEF. «I bambini possono ammalarsi e diffondere la malattia, ma questa è solo la punta dell’iceberg della pandemia. Le interruzioni dei servizi chiave e l’impennata dei tassi di povertà rappresentano la più grande minaccia per i bambini. Più la crisi persisterà, più profondo sarà il suo impatto sull’istruzione, la salute, la nutrizione e il benessere dei bambini. Il futuro di un’intera generazione è a rischio».