Roberto Battiloro è il padre di una delle vittime del disastro del Ponte Morandi. Durante un’intervista al Corriere della Sera ha affermato: «Mio figlio morì sul ponte Morandi. Ho detto no a un milione, Giovanni non aveva prezzo, voglio un giudizio vero».
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Ponte Morandi: Roberto Battiloro è il padre di Giovanni, morto nel crollo del 14 agosto 2018
Roberto Battiloro è il padre di Giovanni, una delle vittime della tragedia del Ponte Morandi avvenuta il 14 agosto del 2018. Il ragazzo era un videomaker di Torre del Greco di 29 anni. In quel maledetto martedì era in viaggio per la Spagna con i suoi amici Gerardo, Antonio e Matteo. Doveva essere una vacanza ma si è rivelata la fine per tutti e quattro i ragazzi. Dopo due anni e mezzo dalla strage Roberto è stato contattato da parecchi avvocati che gli proponevano cifre esorbitanti per chiudere la questione. Lui ha sempre rifiutato tutto affermando: «La vita di mio figlio non ha prezzo, voglio prima verità e giustizia». Roberto torna a Genova per il secondo incidente probatorio nell’ambito del procedimento per il disastro. Questa parte del processo è significativa perché si decreterà qual è stata la causa del crollo. Durante l’intervista al Corriere della Sera gli viene chiesto come vive questo ritorno a Genova e il padre della vittima ha affermato: «Con grande angoscia, sto cercando di controllare le emozioni. L’ultima volta che ero lì mi sono trovato a vegliare su 40 bare… Ci andiamo in macchina ma eviteremo il nuovo ponte. Ho studiato la mappa, usciamo prima dall’autostrada e facciamo l’interno. Non voglio passare da lì».
Roberto Battiloro: «La vita di mio figlio non ha prezzo»
Roberto Battiloro confessa che è stato contatto da diversi avvocati che volevano offrigli ingenti somme di denaro. L’uomo ha poi dichiarato: «Devo dire che mi sono sentito un po’ solo e avvilito in questi anni. Gli avvocati di Aspi ci hanno contattato quattro volte, con offerte anche molto importanti (“Un milione di euro”, dice l’avvocato). Ma io non ne avrei accettati neanche 10 di milioni perché non voglio ristori. Questo non è un Superenalotto e mi ha sorpreso come siano riusciti a comprarsi 40 famiglie. No, prima di tutto deve uscire la verità. Spero che questa mia rinuncia contribuisca ad avere un vero giudizio. Il procuratore Cozzi me l’ha giurato in faccia: “Tratterò il processo come se fosse morto mio figlio”, mi ha detto. Capisco però chi ha accettato il denaro: se con il proprio caro qualcuno ha perso una fonte di reddito, non è facile tirare avanti». >> tutte le news di Urbanpost