Per molto tempo ho pensato che il procrastinare fosse solo uno dei miei molti difetti. Tutti gli altri attorno a me sembravano essere così concentrati e determinati: quando le cose andavano fatte, loro le facevano. Ammiravo così tanto queste persone. Ma, crescendo, il mio rapporto con il procrastinare è maturato ed ho cominciato a capire che le cose non erano poi così semplici. A ben guardare, infatti, ho notato addirittura una struttura sottostante questo rapporto, che possiamo scomporre in 5 fasi.
La prima fase, come potete immaginare, è quella dell’auto commiserazione. Ci consideriamo pigri, stupidi e senza spina dorsale. Ci vediamo circondati da persone intraprendenti e determinate, ma semplicemente – miseri noi! – non sappiamo organizzarci bene quanto loro.
Una ulteriore analisi dei pattern sottostanti la procrastinazione seriale ci conduce alla seconda fase, quella della consapevolezza. In questa fase, ci si rende conto che la gran parte delle persone condivide con noi il vizio del procrastinare, ma in molti hanno sviluppato tecniche per far apparire la propria indecisione e inazione come saggezza e ponderatezza. Tipicamente essi si esprimono in maniera grave e seria, asserendo cose del tipo: meglio aspettare finché io abbia più informazioni; vorrei prima consultare i miei colleghi, i membri della famiglia o gli amici; ho bisogno di soppesare le diverse opinioni; etc.
Segue poi la fase dell’epifania. Una volta consapevoli di essere circondati da procrastinatori, iniziamo a renderci conto che il procrastinare potrebbe, in effetti, avere dei vantaggi! Coloro che hanno lavorato in grandi aziende, ad esempio, avranno osservato che molti problemi interni tendono a risolversi da sé. Le volte che superiori, membri del nostro team, o chi per loro, ci hanno chiesto di sbrogliare qualche problema, da bravi procrastinatori seriali abbiamo preso tempo, soppesato tutti i pro e i contro possibili ed immaginabili, consultato ulteriore documentazione importante – o non importante affatto – e riflettuto sul problema durante lunghe passeggiate. Ad ogni modo, una volta pronti con una ben congegnata soluzione, spesso il problema originale non esisteva più. Si era forse risolto da solo? Possibile che tanti problemi si possano risolvere semplicemente con l’ascolto empatico o con qualche minima mediazione tra le parti in causa? Ebbene, in molti casi sembrerebbe bastare un po’ di sana procrastinazione, interventi minimi e aspettare che il buon senso delle parti in causa prenda il sopravvento. Ed ora, eureka!, la procrastinazione può essere addirittura vantaggiosa! E diciamola tutta, l’azione forte e determinata può spesso risultare dannosa e sconveniente.
La quarta fase è quella di una ridefinizione di valori. Ciò significa che non si considera più la procrastinazione come un vizio o una debolezza, bensì come una virtù. Questa conclusione è stata inspirata dalla lettura del necrologio di Paul Volcker, l’ex presidente della Federal Reserve statunitense morto all’età di 92 anni dopo una carriera stellare nel mondo finanziario e bancario. Questo riportava che uno dei suoi detti preferiti era “procrastinate and flourish” (procrastina e prospera). Apparentemente Volcker credeva che, nell’affrontare situazioni problematiche, bisogna prendere tempo per riflettere, soppesare le diverse opzioni, e lasciar lavorare il cervello in modo caotico e creativo piuttosto che in una modalità lineare e sistematica. Non è un vizio indulgere nella procrastinazione, anzi, potrebbe essere la cosa più saggia da fare quando si affrontano grandi decisioni.
Una volta privi di sensi di colpa, ci sentiremo liberi di cavalcare con fierezza l’onda della procrastinazione e assistere all’avvento della fase della saggezza strategica. Capiremo che ci sono diversi tipi di decisioni e capiremo come distinguerle tra loro. In alcuni casi, è cosa buona prendere tempo e rimandare il processo decisionale il più possibile. In altre situazioni ciò è soltanto la cosa più autosabotante, pigra o paralizzante da farsi. Generalmente, quando una decisione è importante e non facilmente reversibile, è meglio aspettare il più a lungo possibile. O il problema si risolverà da sé, oppure avremo avuto più tempo di riflettere, consultare altri, o ancora di ottenere più informazioni. Per esempio, quando si tratta di una grande spesa, decisioni professionali o – cosa ancor più importante – di relazioni interpersonali, più si procrastina e meglio è.
Ma ciò lascia spazio ad altre innumerevoli situazioni nella nostra vita quotidiana che si potrebbero sbrigare abbastanza velocemente. Pur non risultando in un vademecum, potete valutare le seguenti tecniche come strumenti mirati a renderci più proattivi in tali situazioni. Una tecnica che può tornare utile è comunicare agli altri le nostre intenzioni. In tal modo la tanto stigmatizzata pressione sociale e il temuto senso di colpa ci renderanno – si spera – più determinati. Un’altra tattica potrebbe essere di mettersi sotto pressione fissando scadenze, accompagnate da innumerevoli promemoria nell’agenda o sul proprio smartphone, o attaccando ugualmente innumerevoli Post-It sul nostro frigorifero. Non ci avreste mai pensato, eh?
Ma eccovi il modo più efficace per superare la procrastinazione: quando vi ritrovate incapaci di prendere una decisione o portare a termine un lavoro (chiamiamolo compito 1), provate a occuparvi la mente con una decisione ancora più grande o un obiettivo ancora più impegnativo (chiamiamolo compito 2). Prevedibilmente, sentirete un forte bisogno di mettere da parte il problema più grande (compito 2) e, per perdere un po’ di tempo prima di doverlo affrontare, finirete per portare a termine il compito più piccolo (compito 1). Al fine di evitare di affrontare la sfida più grande, la vostra mente troverà sollievo e soddisfazione nel risolvere le altre piccole faccende che dovete sbrigare. Non scartate questa idea finché non l’avrete provata. Se solo potessimo brevettarla, diventeremmo milionari – ma prima di farlo prendiamo un po’ di tempo, riflettiamoci durante una passeggiata, prepariamo una torta…
Gli autori
Leila Yasmine Khan lavora come freelance content creator nei Paesi Bassi. Si è laureata all’Università di Amsterdam con un master di ricerca in Teorie dell’Argomentazione e della Retorica, ed un master in Filosofia della Cognizione.
Marcello Caruso è uno scrittore e giornalista indipendente che vive in provincia di Latina.