Di Enza Petruzziello
Covid, disagi in 9 servizi sanitari su 10
Ritardi e interruzioni dei servizi sanitari. Il Covid-19 non ha solo cambiato le nostre vite. Ha, purtroppo, messo in luce tutte le carenze dei sistemi sanitari del mondo. A calcolare i danni della pandemia ci ha pensato l’Organizzazione mondiale della sanità che ha analizzato i ministeri della salute di 105 Paesi per capire l’impatto della Covid-19 sui sistemi sanitari.
L’indagine dell’Oms ha confermato i timori di problemi diffusi in tutto il mondo soprattutto per quanto riguarda trattamenti oncologici, screening, visite specialistiche e terapie per patologie croniche a seguito della pandemia Covid.
Tra marzo e giugno 2020, il 90% del campione ha segnalato ritardi e interruzioni dei servizi sanitari, soprattutto screening oncologici, trattamenti per Hiv e patologie non trasmissibili.
I problemi più diffusi
La maggior parte dei problemi si è rivelata essere quella dell’immunizzazione di routine (70%). Seguono i servizi negli ospedali (61%), le diagnosi e il trattamento di patologie non infettive (69%), la contraccezione (68%), il trattamento delle patologie mentali (61%), l’oncologia (55%).
Male anche per la prevenzione e cura della malaria (46%), tubercolosi (42%), terapie antiretrovirali (32%) e anche le attività di soccorso salva-vita. Per un quarto dei Paesi intervistati le interruzioni sono state pesantemente avvertite. Ad esempio i reparti di pronto soccorso hanno visto un calo dell’operatività nel 22% dei casi, così come quelle relative per le trasfusioni di sangue (23%) e le sale operatorie (19%).
Le aree più colpite
A soffrire delle carenze quasi tutti i sistemi sanitari, comprese le migliori sanità del mondo. Anche se, come sottolinea l’indagine, a uscirne male è soprattutto il Mediterraneo orientale. Segue l’Estremo oriente asiatico che è stata una delle zone maggiormente colpite dalla pandemia, soprattutto nelle fasi iniziali.
Sorprende la situazione africana che ha resistito meglio del previsto. Un po’ meglio, anche se affaticate, le zone oceaniche. La situazione peggiore è in Sud America, da sempre meta di expat italiani, con Brasile, Ecuador, Colombia e Perù al collasso. Oltre 3 milioni di casi in Brasile e più di 600 mila per Perù e Colombia.
La situazione in Italia
Mentre continua la campagna per i vaccini e si discute su come funzionerà il pass vaccinale, l’Istat fa sapere che in Italia il Covid è stata la seconda causa di morte nel periodo marzo-aprile 2020, con un numero di decessi di poco inferiore a quello dei tumori e più del doppio di quello delle cardiopatie ischemiche.
Secondo il rapporto dell’Istituto di statistica, nel periodo della prima ondata l’incremento di mortalità si è concentrato in particolare nelle regioni del Nord-ovest, dove sono esplosi i primi focolai epidemici. Oltre 20mila decessi in più sono invece da attribuire ad altre cause.
Il futuro: la comparsa di nuove varianti
Che cosa ci aspetterà nei prossimi mesi? «Finché l’incidenza globale rimane elevata, con il contagio che continua a correre – avverte l’Oms – per i prossimi mesi continua ad esserci il rischio di comparsa di più varianti con implicazioni fenotipiche».
Oltre alle 3 varianti di Coronavirus che conosciamo – inglese, sudafricana e brasiliana – altre 19 sono attualmente in corso di indagine.