Dopo aver fatto fuori i populisti e messo sottosopra il centrodestra, Draghi spacca anche la triplice. Cgil e Uil hanno proclamato uno sciopero generale di 8 ore per il 16 dicembre 2021 contro una legge di bilancio che ritengono insoddisfacente. Una notizia che pare sia stata accolta con stupore a Palazzo Chigi: il presidente del consiglio ha cercato fino all’ultimo di accontentare le richieste dei sindacati ma all’ultimo Cdm ha trovato il muro dei partiti della maggioranza. Un singolo episodio può però determinare una mobilitazione? In un momento così difficile per il Paese, soprattutto? A spiegare le ragioni della protesta le due sigle sindacali in un comunicato.
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Sciopero generale il 16 dicembre, sindacati insoddisfatti sulla Manovra. Draghi: “Immotivato”
“Pur apprezzando lo sforzo e l’impegno del premier e del suo esecutivo la manovra è stata considerata insoddisfacente in particolare sul fronte del fisco, delle pensioni, della scuola, delle politiche industriali e del contrasto alle delocalizzazioni, del contrasto alla precarietà del lavoro soprattutto dei giovani e delle donne, della non autosufficienza. Tanto più alla luce delle risorse, disponibili in questa fase. Che avrebbero consentito una più efficace redistribuzione della ricchezza, per ridurre le diseguaglianze e per generare uno sviluppo equilibrato e strutturale e un’occupazione stabile”, si legge nella notte della confederazione di Corso d’Italia. Una scelta che però di fatto, a sorpresa, ha azzerato quell’unità sindacale, che Cgil, Cisl e Uil avevano ripreso a percorrere sette anni fa dopo aver archiviato l’ultimo sciopero generale Cgil-Uil del 12 dicembre 2014 contro il Jobs Act di Matteo Renzi.
Uno strappo netto, ma già nella serata di ieri è arrivata la nota di Sbarra: “La Cisl considera sbagliato ricorrere allo sciopero generale e radicalizzare il conflitto in un momento tanto delicato per il Paese, ancora impegnato ad affrontare una pandemia che non molla la presa. E teso a consolidare i segnali positivi di una ripresa economica e produttiva che necessita di uno sforzo comune per essere resa strutturale. Tanto più considerati i rilevanti passi avanti fatti nell’ultimo mese sui contenuti della legge di bilancio. Risultati che valutiamo in modo positivo”.
“Non c’è governo che abbia fatto di più per i lavoratori e i pensionati e le cifre lo dimostrano”
Come dicevamo la notizia è stata appresa dal presidente del Consiglio Mario Draghi con sbigottimento. Da Palazzo Chigi trapela, stando all’Ansa, che la mobilitazione “in questo momento non è comprensibile” perché “la manovra è fortemente espansiva e il governo ha sostenuto lavoratori, pensionati e famiglie con fatti, provvedimenti e significative risorse”. Il premier si è esposto molto negli ultimi giorni ed è stato aperto al dialogo: “Non c’è governo che abbia fatto di più per i lavoratori e i pensionati e le cifre lo dimostrano”. Un virgolettato riportato da «Il Messaggero», che lascia emergere tutta l’amarezza di Draghi.
Le differenze di vedute ci sono, è evidente. Si prenda il tema delle pensioni. Per Cgil Quota 102 non basta, ma il banchiere centrale si è sempre detto contrario ad un aumento della spesa previdenziale che di fatto toglierebbe risorse che si potrebbero impiegare in altro modo, guardando ai giovani e alla scuola, ad esempio.
Sciopero generale 16 dicembre, una ferita profonda?
“Ma al di là del merito, delle singole misure, a Palazzo Chigi non nascondono una reazione che coinvolge il metodo dei confronti avuti nelle ultime settimane sia con la Cgil e la Uil. Una reazione che è molto netta ed anche molto esplicita. In sintesi: ‘Landini voleva dettare l’agenda, voleva avere voce in capitolo su tutto’. Oltre alle rivendicazioni c’è dunque anche un’accusa”, scrive Marco Galluzzo su «Il Corriere della Sera». Insomma una ferita profonda: «Questo sciopero è immotivato», avrebbe esclamato il premier ai membri del suo staff. I tempi dell’abbraccio caloroso a Landini dopo l’assalto alla Cgil sembrano lontani: la ferita è profonda. Finanche insanabile?
“Quell’abbraccio intendeva avere una valenza politica fortissima e probabilmente era inteso come un tassello preparatorio del patto fra le forze sociali che prima la Confindustria di Carlo Bonomi e poi lo stesso premier hanno cercato di lanciare nelle scorse settimane. Ora è tutto azzerato”, scrive Diodato Pirone su «Il Messaggero». Leggi anche l’articolo —> Quirinale, il patto Mattarella-Draghi: “Come evitare il Far-west”, il retroscena di “Dagospia”