“Ha ragione Renzi: la maggioranza per il nuovo presidente della Repubblica non deve per forza coincidere con la maggioranza dell’attuale governo”. Così, Goffredo Bettini, storico stratega del Partito Democratico, non solo spezza (inaspettatamente?) una lancia in favore di Renzi, ma mette anche in discussione tutti i castelli che la sinistra sta tentando di costruire attorno all’elezione del nuovo presidente della Repubblica. E lo fa con una smielata preghiera in nome della “democrazia dei partiti”.
Goffredo Bettini e l’elezione del presidente della Repubblica: “Ha ragione Renzi”
Teoricamente, tra Renzi e Bettini non scorre buon sangue. O almeno così sembrava. La politica, però, può essere un grande show, soprattutto in tempo di elezioni. E nel cambiare le carte in tavola Goffredo Bettini sa essere il numero uno. Nel suo articolo pubblicato per Il Foglio dice tutto e non dice niente, come al solito. I nomi emersi fino a ora per il nuovo capo dello Stato sono incerti, fondamentalmente si sa quasi nulla. Berlusconi? E’ possibile, ma ancora di più lo è il fatto che sia tutta una strategia per attirare le attenzioni e creare discussioni. Difficilmente, infatti, riuscirà a conquistarsi il Quirinale.
“In campo c’è Berlusconi. Non entro nel merito di questa candidatura che naturalmente la sinistra non può accettare e, anzi, combatterà. Ma la cosa certa è che quella di Berlusconi è una candidatura politica. Al di là degli appelli a grandi convergenze e alla ricerca di figure esclusivamente di garanzia, Forza Italia mette in campo un leader a tutto tondo; che ha segnato gli ultimi trent’anni della storia italiana, i quali verrebbero rivisitati in modo radicale a seconda che il Cavaliere riesca nella sua impresa o, al contrario, fallisca”. Un “leader a tutto tonto” che, bisogna ricordarlo, è stato condannato per frode fiscale, falso in bilancio e appropriazione indebita.
Ed è vero, successivamente ha ottenuto la riabilitazione penale e così ha cancellato gli effetti penali della condanna. Come è vero che alla Corte europea dei diritti dell’uomo è in corso un procedimento circa la validità della condanna stessa. L’elenco delle indagini a carico di Berlusconi, però, è lunghissimo. Corruzione, falsa testimonianza, ma soprattutto l’accusa di essere coinvolto nelle stragi del 1992-1993: insomma, forse Silvio Berlusconi non sarebbe proprio la persona adatta a ricoprire il ruolo di garante della Costituzione. A dirla tutta, sarebbe una vera e propria barzelletta.
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Bettini: “Serve uno scatto di volontà da parte degli importanti leader politici per trovare un nome alternativo a Draghi”
Nemmeno Bettini, comunque, punterebbe su Berlusconi, e sostiene che se il suo nome non dovesse convincere nemmeno gli altri “a quel si aprirebbe uno spazio politico per una iniziativa dei partiti”. Ecco qui la vera speranza di Bettini. “La figura in campo più forte e naturale resterebbe quella di Mario Draghi. Ma il tema è se tale figura emergerà come la continuità della fase emergenziale, che lo stesso Draghi ritiene conclusa, con un sovraccarico di compiti e di aspettative che anche nei prossimi anni oggettivamente toglierebbero sovranità al conflitto politico. Oppure se essa rappresenterà una fase nuova e un supporto e stimolo per una inedita democrazia dei partiti. Mantenendo positivamente per l’Italia il suo indiscutibile prestigio internazionale e la sua influenza positiva nei mercati finanziari del mondo. L’esito della scelta che compirà, non sta nelle mani solo delle forze politiche, ma dovrebbe emergere da espliciti intendimenti dello stesso presidente candidato”.
A dirla tutta, c’è chi sostiene che sarebbe meglio avere Mario Draghi per i prossimi sette anni nel ruolo di presidente della Repubblica che rischiare di perderlo alle prossime elezioni nazionali. Il suo, quindi, potrebbe essere il nome che crea più incertezza.
“Vedremo come si risolverà il dilemma. Che al di là di qualche ipocrisia di troppo sulla necessità che Draghi guidi il governo fino al 2023, mi pare essere il vero dilemma”. In effetti, prima dell’arrivo di Draghi, tutti gli altri hanno saputo gestire bene la situazione. Quasi a dire che, tutto sommato, Draghi non serviva e non serve poi così tanto all’Italia. Insomma, un’altra barzelletta: Draghi ogni giorno ci ricorda quanto la classe dirigente fosse assolutamente impreparata non solo a gestire l’emergenza sanitaria, ma anche e soprattutto a definire un piano di ripresa. Ci ricorda il fallimento dei politici italiani. Gli “importanti leader politici”, così come li definisce Bettini, non sapevano letteralmente da che parte farsi.
“L’altra via possibile sarebbe uno scatto di volontà da parte dei leader per indicare una soluzione diversa da quella di Draghi, in grado di ottenere la maggioranza in Parlamento”. Cosa spera, quindi, Bettini? Beh, prega che i partiti politici tornino ad avere una qualche influenza grazie alle elezioni del nuovo presidente della Repubblica. Eccolo, il vero interesse.
Bettini e l’elezione del nuovo presidente della Repubblica: “
“Se si dovesse arrivare a questo punto, mi pare essere la scelta meno indicata la ricerca di una figura dai contorni incerti, scolorita, nella speranza che si riveli sostanzialmente debole e ininfluente sul sistema politico e proprio per questo votabile da tutti. Che significa una soluzione di garanzia? Garanzia rispetto a cosa? Certamente di garanzia perché strettamente legata alle prerogative che la Costituzione italiana concede al presidente della Repubblica. Ma oltre questa premessa generale e indispensabile, l’attuale democrazia italiana necessita di un’altra garanzia. Sostanziale e impegnativa: tornare a una rappresentanza estesa dei cittadini, delle loro speranze e delle loro difficoltà, con un’articolazione delle forze politiche che competono nel quadro di una reciproca legittimazione.
Che dal caos, insomma, sorga un nuovo ordine, dentro il quale riprendano coerenza le parole, i programmi, i principi e i valori del confronto democratico, e anche del conflitto sociale”. Quell’ordine che, negli ultimi anni, forse Bettini lo dimentica, nessun partito è stato in grado di dimostrare.
“Tale garanzia ha bisogno di un presidente che sia legato alla sua funzione costituzionale, ma che abbia spiccata esperienza e lungimiranza politica e intimo rispetto del sistema dei partiti. I quali, per altro, esistono e agiscono in tutti i paesi liberi dell’europa. In questo senso, ha ragione Renzi: la maggioranza per un presidente non deve per forza coincidere con la maggioranza dell’attuale governo. Parliamo di due livelli diversi. Uno legato all’emergenza, l’altro alla forma futura della Repubblica. Naturalmente, l’esito di questo percorso è legato alla generosità, alla velocità e alla reattività dei leader in campo”.
Un’occasione per far tornare i partiti al proprio posto
“Dovrà essere, cioè, una battaglia di movimento. Se nessuno sarà in grado di cogliere lo spazio disponibile, egualmente nessuno potrà in seguito rammaricarsi per la franchezza e lo stile diretto del presidente Draghi. A quel punto non solo legittimo, ma indispensabile per l’Italia. Quando parlo di caratura politica, mi riferisco alla duplice capacità di intervenire nei processi con la “tecnica” appropriata e la “forza” necessaria.
L’iniziativa in questa direzione dovrebbero caricarsela sulle spalle i leader dei maggiori partiti. Soprattutto quelli che più hanno sofferto e soffrono nella situazione compressa dall’emergenza. Non so cimentarmi con la girandola di nomi, ma, sembra a me, che seguire una traccia politica di ragionamenti diversi e aperti, sia la condizione migliore per volgere al positivo le settimane che abbiamo dinnanzi”. Su questo probabilmente Bettini ha ragione: per una volta i partiti dovrebbero mettere da parte i propri interessi e unirsi in un nome in grado, per davvero, di rappresentare l’Italia e la sua Costituzione con dignità. Anche se questo dovesse tradursi nel mantenere Draghi Premier. Riusciranno a farlo? >> Tutte le notizie di UrbanPost