Mettiamo che, alla fine, i grandi elettori decidano di votare Mario Draghi in quanto nuovo presidente della Repubblica. Che tutte le chiacchiere sul tenerlo a Palazzo Chigi, sulla continuità di governo, sui fondi europei vengano messe da parte in favore di una sua presenza ancora più duratura. Insomma, per averlo almeno sette anni. Ecco: se le cose dovessero andare così il prossimo 24 gennaio, si aprirebbero due strade: un nuovo rimpasto di governo o le elezioni anticipate. E sappiamo tutti che la prima possibilità è quella preferita dalla maggior parte dei politici, sopratutto considerando che le prossime elezioni subiranno il taglio dei parlamentari. Alla luce di tutto questo, si può iniziare a pensare che ci sia già un disegno dietro all’eventuale elezione in quanto presidente della Repubblica di Draghi. Un nome già pronto a sostituirlo.
Elezione presidente della Repubblica, il caso Draghi
Se Mario Draghi dovesse diventare il nuovo presidente della Repubblica, in Italia si instaurerebbe di fatto un sistema semi-presidenziale. E con la “scusa” della crisi, l’attuale Premier riuscirà a essere la vera bussola anche del nuovo governo, trasformandosi, quindi, più che in un garante della Costituzione, in un grande burattinaio. Veniamo però al dunque. Se Mario Draghi dovesse vincere l’elezione del nuovo presidente della Repubblica e si optasse per non andare a nuove elezioni (scatenando probabilmente il caos generale, e mettendo in piedi il quarto governo nel giro di meno di 4 anni), chi potrebbe prendere il suo posto? Come scrive Tommaso Labate su Il Corriere, un nome papabile potrebbe essere quello di Dario Franceschini.
Sulla carta il profilo sarebbe perfetto: l’unica sconfitta registrata risale al 1999, quando perse la segreteria del Partito popolare italiano contro Pierluigi Castagnetti. Dopodiché è stato sia in maggioranza che in opposizione, al governo o al partito, vicesegretario o segretario, capocorrente, capogruppo, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Massimo D’Alema. E’ sempre stato ministro, se si escludono gli anni guidati da Silvio Berlusconi e Mario Monti.
Secondo una fonte di governo, “se Draghi venisse eletto al Quirinale, verosimilmente nessun altro premier riuscirebbe a tenere Salvini ancora dentro una maggioranza con Pd e grillini. A quel punto, col perimetro ridotto a una compagine di governo che va da Leu a Forza Italia e Renzi, la politica pretenderà che sia un politico, e non un tecnico, a guidare l’esecutivo nell’anno prima delle elezioni”. E l’identikit del ministro della Cultura sarebbe perfetto. C’è un’altra variabile da considerare, però: non è che anche Franceschini stia puntando al Quirinale?
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Elezione presidente della Repubblica, Dario Franceschini sarà un candidato?
Il profilo di Franceschini, la sua carriera e il suo modus operandi potrebbero renderlo un candidato ideale anche per la presidenza della Repubblica. E forse non è un caso che il ministro, ormai da mesi, sia letteralmente sparito dalla scena politica, dal totonomi, dalle chiacchiere. Magari in omaggio alla “strategia del palombaro” che in passato ha premiato i candidati diventati poi capo dello Stato. Tra l’altro, nell’ultimo periodo il ministro dei Beni culturali si è sicuramente conquistato il primato della politica oggi diluito dalla prevalenza dei tecnici.
E’ poi forse l’unico esempio di politico di questa legislatura che continua a parlare più nel chiuso dei Palazzoni romani che in televisione o sui giornali. Tutte caratteristiche che fanno di lui un buon candidato. Se non per il Colle, sicuramente per Palazzo Chigi. >> Tutte le notizie di UrbanPost