A Est dell’Europa sta succedendo qualcosa che, nella parte di mondo ritenuta “ricca”, probabilmente nessuno si sarebbe immaginato di vedere. Un qualcosa che dimentica la difesa dei diritti fondamentali, l’interesse del popolo, la tutela dei propri cittadini. Approfittando della distrazione dei più, concentrati nel capire quanto sta avvenendo tra Russia e Ucraina, Mosca si è annessa la Bielorussia. Quella stessa Bielorussia che negli anni passati sembrava voler contrastare Putin. Oggi, invece, per sopravvivere, sceglie di appoggiarla in tutto e per tutto. Rinunciando, di fatto, anche alla sovranità del proprio Paese.
Crisi Russia e Ucraina, la Bielorussia si schiera ufficialmente
Continua a crescere la tensione tra la Russia e l’Ucraina. E proprio per questo il Cremlino ha deciso di sfruttare la posizione, ma soprattutto le incertezze, di Alexander Lukashenko, dittatore di Misk, in cambio di protezione. Cosa significa? Che la Bielorussia ha concesso a Putin di occupare il suo territorio con le forze russe. “Non importa quello che vogliono gli altri, riporteremo la nostra Ucraina nell’ovile dello slavismo”, ha dichiarato infatti la scorsa settimana. “Farò di tutto affinché l’Ucraina diventi nostra… E’ la nostra Ucraina. Quella è la nostra gente. Questa non è emozione, ma la mia ferma convinzione”, ha aggiunto poi.
Otto anni fa, però, la posizione di Lukashenko era molto diversa: come ha ricordato Micol Flammini su Il Foglio, quando la Russia fece l’annessione alla Crimea, il presidente bielorusso si era schierato con Kiev. Non l’aveva proprio riconosciuta e anzi, si era presentato alla cerimonia per l’insediamento di Petro Poroshenko, il primo presidente eletto dai cittadini dopo le proteste di Euromaidan. Un possibile legame con Putin quindi era quasi ritenuto offensivo. Fino adesso. Oggi infatti Lukashenko definisce la Crimea parte della Russia, sopprime con la violenza le proteste che scoppiano nel suo Paese e addirittura accusa l’Ucraina di voler ordire un complotto contro di lui. Russia e Bielorussia, quindi, sono ufficialmente alleate, e questo perché da una parte Lukashenko ha paura di essere in qualche modo eliminato. Dall’altra, invece, Putin sfrutta la sua paura per usarlo contro l’Occidente e contro Kiev. La crisi migratoria a confine con la Polonia, manovrata dalla Bielorussia, ne è una dimostrazione.
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Lukashenko e l’appoggio alla Russia
In otto anni, quindi, Lukashenko ha completamente cambiato la sua posizione. Tanto da accusare l’occidente di negare la fratellanza tra la Russia e l’Ucraina, di voler allontanare Kiev dalla sua natura. Non solo: ha promesso anche di entrare in guerra e di sostenere Mosca, in caso fosse necessario. L’alleanza, caratterizzata da una comune prepotenza e dalla volontà di Lukashenko di rimanere al potere a tutti i costi, è stata coronata da un accordo militare che prevede un programma di cooperazione tecnico-militare fino al 2025.
D’altronde Lukashenko non disdegna la presenza dei militari russi sul suo territorio. Anzi, possono anche fargli comodo per sopprimere eventuali proteste. Le esercitazioni militari, poi, così come sono iniziate in anticipo rispetto al programma potrebbero finire in ritardo, ben oltre il 20 febbraio come stabilito in precedenza. Il fatto, però, è che nessuna di queste decisioni è stata presa per il bene della Bielorussia, ma esclusivamente per garantire la poltrona a Lukashenko. Così il dittatore di Misk è riuscito anche ad accaparrarsi un posto in quello che è già stato definito dagli intellettuali russi “il partito della guerra”. >> Tutte le notizie di UrbanPost