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Vaiolo delle scimmie: Antonella Viola chiarisce i sintomi, l’origine e la letalità del virus

21/05/2022 08:50 - Aggiornamento 21/05/2022 08:51

In un lungo commento uscito su «La Stampa» l’immunologa Antonella Viola, direttrice scientifica dell’Istituto di ricerca pediatrica Città della Speranza, ha chiarito perché è troppo presto parlare di pandemia a proposito del vaiolo delle scimmie. L’esperta ha spiegato che dietro la comparsa del virus si cela una prova dell’importanza dell’immunità di gregge. «Il Monkeypox virus o virus del vaiolo delle scimmie è presente nell’Africa occidentale e centrale, dove circola tra i roditori e può contagiare anche i primati. Il nome deriva appunto dalla sua identificazione, nel 1958, durante un’epidemia che aveva colpito delle scimmie tenute in un laboratorio di ricerca a Copenaghen. Così come le scimmie, anche gli esseri umani possono essere contagiati dal virus, come scoperto la prima volta nel 1970 nella Repubblica Democratica del Congo. Da allora, diversi altri contagi si sono registrati sia in Africa sia in altri Paesi. In tutti i casi, però, i focolai di infezione erano ristretti e riconducibili a interazione diretta con animali malati o a viaggi in Africa», ha scritto la Viola.

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Vaiolo delle scimmie, Antonella Viola chiarisce i sintomi, l’origine e la letalità

Oggi però qualcosa è cambiato: nell’ultimo mese si sono registrati numerosi casi di vaiolo delle scimmie in molti Paesi tra cui Regno Unito, Spagna, Portogallo, Canada, Australia, Stati Uniti e Italia. «L’ampia diffusione geografica e il fatto che siano state colpite persone che non hanno avuto contatti con animali infetti e che non hanno viaggiato in zone a rischio suggeriscono che ci sia stato un cambiamento nella capacità di trasmissione del virus. La trasmissione tra esseri umani è infatti possibile ma di solito è un evento raro e il contagio non si diffonde», ha riferito Antonella Viola su «La Stampa». Come spiegare questo fenomeno? «Due fattori possono concorrere alla diffusione del virus: un cambiamento di trasmissibilità del virus stesso e un calo dell’immunità a livello della popolazione mondiale. Il vaccino contro il vaiolo umano, infatti, ci rendeva immuni anche nei confronti di questa zoonosi, ma oggi gran parte delle persone non è vaccinata e quindi non è protetta. Questo calo dell’immunità di comunità può aver lasciato spazio ad un virus che finora si era riusciti a tenere sotto controllo», ha asserito l’immunologa.

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«Misure di contenimento vanno prese prima che sia tardi»

A proposito dei sintomi la professoressa Viola ha scritto: «La malattia – che si presenta con febbre, mal di testa e dolori muscolari ed è tipicamente accompagnata da ingrossamento dei linfonodi e, dopo qualche giorno, da rush cutaneo che evolve nelle tipiche lesioni – si risolve nella maggior parte dei casi nel giro di 2-4 settimane, ma può manifestarsi in forma severa e con una mortalità che in tempi recenti si è aggirata intorno al 3-6%». Inutile creare allarmismi, ma è bene prestare attenzione a quanto sta accadendo: «Il virus del vaiolo delle scimmie rappresenta un reale problema per la salute pubblica e misure di contenimento vanno prese prima che sia troppo tardi», ha concluso. Leggi anche l’articolo —> Vaiolo delle scimmie, Iss spiega cosa fare per evitare il contagio

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