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Come coltivare cannabis autofiorente sul balcone

17/11/2022 10:04

Quando ci si approccia al mondo della cannabis coltivata in ambito domestico, ci si trova davanti a una scelta molto ampia per quanto riguarda i semi. Se si parte da zero e si deve trovare la quadra tra abilità ridotte e poco budget, un punto di riferimento valido da prendere in considerazione è quello dei semi autofiorenti. Commercializzati da store di successo come Fast Buds, hanno il vantaggio di crescere sulla base dell’età. Non essendo fotoperiodici, non sono vincolati ai cicli di luce (attenzione: ciò non vuol dire che si possa lasciare l’illuminazione totalmente in secondo piano).

Coltivare la cannabis autofiorente in balcone è una scelta che sempre più persone fanno. Come mai? Prima di tutto perché non richiede di acquistare nulla per quanto riguarda l’illuminazione. I semi autofiorenti non sono fotoperiodici ma, come già detto, un po’ di attenzione alla luce è richiesta. Inoltre, dal momento che danno piante che non raggiungono grandi altezze, si prestano alla perfezione alle esigenze di discrezione frequenti da parte di chi coltiva cannabis.

Dopo questa doverosa premessa, possiamo entrare nel vivo dei consigli pratici per coltivare cannabis autofiorente sul balcone.

La varietà giusta

Il primo passo per coltivare la cannabis autofiorente sul balcone prevede la scelta della varietà giusta. A seconda del clima della zona in cui si vive, se ne sceglierà una più o meno capace di resistere alle temperature rigide.

Il periodo giusto per piantare i semi

Nel momento in cui si decide di coltivare cannabis autofiorente sul balcone di casa, bisogna fare i conti anche con la scelta del momento adatto per piantare i semi. Quando è? In questo frangente, non bisogna basarsi più di tanto sul clima che caratterizza la zona in cui si vive e neanche sull’esposizione alla luce solare. Ricordiamo infatti che si ha a che fare con semi che portano alla crescita di piante non fotoperiodiche. Ciò vuol dire, in concreto, che è possibile piantare i semi quando si preferisce.

Nei casi in cui si ha a che fare tutto l’anno con un clima temperato, si ha davvero tutta la libertà per quanto riguarda la scelta del momento giusto per mettere a dimora i semi nel terriccio.

L’esposizione alla luce

Come più volte ricordato nel corso dei paragrafi precedenti, anche se la cannabis autofiorente non è fotoperiodica richiede comunque un po’ di attenzione alla luce. Occuparsi di questo aspetto vuol dire essere consapevoli del fatto che, in linea di massima, le piante in questione danno il meglio se sono esposte alla luce per un lasso di tempo quotidiano compreso tra le 10 e le 12 ore.

Ciò implica che, se possibile, è il caso di piantare i semi in primavera, nel lasso di tempo compreso tra aprile e maggio.

La scelta del vaso

Chi sceglie di coltivare la cannabis autofiorente in vaso, non ha problemi per quanto riguarda le dimensioni del suddetto recipiente. La tipologia di cannabis a cui sono dedicate queste righe, si adatta infatti anche a vasi di dimensioni ridotte.

Attenzione: come in tutti i casi, anche in questo è necessario trovare l’equilibrio giusto. Il vaso, infatti, deve essere sufficientemente grande da non limitare lo sviluppo delle radici. Alla luce di ciò, è bene orientarsi verso un vaso di capacità compresa tra i 7 e i 15 litri.

Come irrigare

Come andrebbero irrigate le piante di cannabis autofiorenti coltivate all’aperto? Tenendo conto, per quanto riguarda la frequenza delle irrigazioni, del clima che caratterizza la zona in cui si vive. Non bisogna né eccedere, né esagerare per difetto.

Lato sostanze nutritive, invece, è bene somministrare la metà delle quantità richieste per la cannabis fotoperiodica.

Come raccoglierla

Concludiamo con un focus sulla raccolta, che dovrebbe essere effettuata esaminando i tricomi, per la precisione il loro colore. Il segnale di un livello di sviluppo adeguato alla raccolta è il passaggio dal bianco all’ambrato.

Rammentiamo inoltre che, in caso di presenza di parassiti come gli afidi, è bene usare insetticidi biologici, come per esempio l’olio di Neem.

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