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Marco Vannini news: Antonio Ciontoli smentito e smascherato dalle perizie sulla pistola

28/01/2020 17:34 - Aggiornamento 28/01/2020 19:21

Marco Vannini Cassazione: il 7 febbraio 2010 i giudici si pronunceranno in merito al ricorso presentato dalla famiglia del bagnino ucciso con un colpo di pistola nel 2015 in casa della fidanzata a Ladispoli. La blanda sentenza che in Appello aveva ridotto la condanna ad Antonio Ciontoli da 14 a 5 anni – e confermato i tre anni per la moglie Maria Pezzillo e per i figli Martina e Federico – sarà confermata o annullata e disposto un processo d’Appello bis? Se lo chiedono in tanti. Quarto Grado, che da mesi passa al setaccio le carte dell’inchiesta puntando i riflettori sugli aspetti poco chiari della vicenda ed incongruenze ad oggi insolute, nel focus della puntata del 24 gennaio scorso ha analizzato il perno stesso del processo: lo sparo a Marco e il perché Ciontoli abbia premuto il grilletto. Il “buco nero” è il buco di pistola che ha ferito a morte il bagnino di Cerveteri la notte a cavallo fra il 17 e 18 maggio 2015, mentre si trovava a Ladispoli, ospite della fidanzata Martina. Ciontoli possedeva due pistole, quella con cui ha sparato e ferito Marco è la Beretta calibro 9 che deteneva legalmente ma che non era solito utilizzare né maneggiare. Eppure dalle perizie quell’arma è risultata essere usurata, come mai?

Omicidio Marco Vannini Cassazione

Antonio Ciontoli pistola: può un militare non saper usare le armi?

“Prima di quel giorno (della morte di Marco ndr) l’ho usata un’unica volta in una esercitazione, oltretutto volontaria”, queste le sue parole in aula durante l’interrogatorio della pm. Ciontoli, ufficiale pluripremiato della Marina Militare in carico ai Servizi Segreti del RUD (Raggruppamento Unità di Difesa), fece mettere a verbale di non essere un gran che con le armi. Le comperò senza sapere come funzionassero: “Praticamente io non ho fatto mai alcun corso sulle armi … il funzionamento dell’arma, ciò come si carica e come si spara lo ho appreso solo nel 2007, quando sono andato a sparare e lì c’era un istruttore che mi ha fatto vedere come si caricava e come si sparava”, disse testualmente a processo l’imputato principale.

Il proiettile da lui esploso colpì Marco ad una spalla, oltrepassò il costato e si bloccò in una costola provocandogli una emorragia interna dolorosissima. Vannini morì per arresto cardiaco dopo quattro lunghe ore di agonia. A sparargli, secondo la ricostruzione dei Ciontoli confermata da due gradi di giudizio, proprio il capofamiglia Antonio. Ma perché è partito questo colpo? No lo sappiamo, due processi non sono stati in grado di chiarirlo. Per sei mesi Ciontoli dichiarò che il colpo era partito “accidentalmente”, che la pistola gli era scivolata mentre la mostrava a Marco (che nel frattempo era seduto, nudo, nella vasca da bagno) e lui aveva premuto il grilletto senza volerlo. Le perizie balistiche, però, lo smentirono clamorosamente. La pm D’Amore in aula lo incalzò:  “Ma lei lo sa che la sua pistola ha un difetto, e in doppia azione non funziona? Se fosse andata come dice lei non avrebbe sparato … per sparare bisogna scarrellarla (arretrare il carrello della pistola per permettere alla cartuccia di entrare nella camera di scoppio ovvero in pratica significa armare la pistola, prepararla ad esplodere il colpo ndr). Quindi questo dimostra che quello che lei dice è totalmente inattendibile“.

Antonio Ciontoli pistola news

Antonio Ciontoli smentito e smascherato dalle perizie sulla pistola

Ciontoli, in evidente imbarazzo, rispose: “Non l’ho mai saputa questa cosa […] Eh ma sono andate così le cose”, ma la pm lo contraddisse stizzita: “Non sono andate così le cose”, per poi interrompere l’interrogatorio quando Ciontoli chiese di potersi consultare con il suo avvocato. Mezz’ora dopo rientrò nella stanza, cambiò versione e ammise: “Ho scarrellato e sparato a Marco. L’arma non mi stava scappando dalle mani, l’ho presa, l’ho impugnata e ho sparato … Ero convinto che era scarica, non c’erano i proiettili dentro … Praticamente l’ho scarrellata e mi è partito il colpo per gioco e ha colpito lui”. “Quella sera io e Marco giocavamo con la pistola … lui voleva l’arma in mano e io non gliel’ho data”, aggiunse. Ebbene, la sua seconda versione ufficiale, fornita ai giudici solo dopo essere stato smentito e smascherato, è stata accolta, presa per buona. Il colpo, attestano due sentenze, sarebbe partito quindi accidentalmente, non ci sarebbe stato dolo in quello sparo. Ciontoli non avrebbe messo in conto che il ragazzo, seppur con un proiettile in corpo, potesse morire. Possibile?

Le pistole di Antonio Ciontoli (Immagine da Quarto Grado)
Le pistole di Antonio Ciontoli (Immagine da Quarto Grado)