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Auto elettriche 2035, l’Europa fa marcia indietro: cosa cambia davvero ora

16/12/2025 14:49

Per mesi è sembrata una linea invalicabile. Una data scritta nella pietra, simbolo di una svolta irreversibile. Il 2035, l’anno in cui l’Europa avrebbe detto addio alle auto con motore a scoppio, imponendo il passaggio definitivo all’elettrico. Oggi quella certezza inizia a incrinarsi. Non perché l’elettrico non sia più il futuro, ma perché la strada per arrivarci si è rivelata più complessa, più fragile, più politica di quanto si fosse immaginato.

Auto elettriche 2035, l’Europa cambia tutto

La decisione dell’Unione Europea di anticipare alla fine del 2025 la revisione delle regole sullo stop ai motori endotermici ha aperto una nuova fase. Una fase fatta di pressioni industriali, equilibri geopolitici, timori occupazionali e un dato di fatto che nessuno può più ignorare: il mercato globale dell’auto non è più europeo.

Perché l’Europa aveva deciso lo stop al motore a scoppio

Quando nel febbraio 2023 Bruxelles ha approvato formalmente il divieto di vendita di nuove auto a benzina e diesel dal 2035, la motivazione ufficiale era chiara. Ridurre drasticamente le emissioni di anidride carbonica e rispettare gli obiettivi climatici fissati dal Green Deal.

Ma dietro la narrazione ambientale si muovevano anche interessi industriali. Lo scandalo Volkswagen del 2015, con la falsificazione dei dati sulle emissioni, aveva colpito duramente la credibilità dell’industria automobilistica europea, in particolare quella tedesca. Accelerare sull’elettrico appariva anche come un modo per ricostruire una reputazione compromessa.

Nel frattempo, però, un altro attore stava correndo molto più veloce. La Cina.

Il fattore Cina e il ritardo europeo

Dal 2014 Pechino ha iniziato a incentivare massicciamente l’auto elettrica. Sconti diretti ai consumatori, obblighi per gli enti pubblici, investimenti sulle batterie e sulla filiera industriale. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.

Oggi circa un terzo delle auto vendute nel mondo viene acquistato in Cina. Nel 2025, secondo le stime di Alix Partners, il mercato globale dell’auto sfiorerà i 90 milioni di veicoli, con oltre 27 milioni venduti nel solo mercato cinese. Un dato che a inizio anni Duemila sembrava impensabile.

L’Europa, al contrario, è stabile. Circa 18,8 milioni di auto vendute l’anno, un numero destinato a rimanere sostanzialmente invariato anche nel 2030. Stessa situazione per il Nord America. La crescita, quella vera, è tutta asiatica.

Perché oggi l’Europa sta cambiando idea

La revisione anticipata delle regole sul 2035 nasce da una pressione politica sempre più forte. L’Italia è stata in prima linea nel chiedere una riflessione. Non per bloccare l’elettrico, ma per evitare un collasso industriale.

Il nodo è semplice e drammatico allo stesso tempo. Le case automobilistiche europee stanno perdendo quote di mercato. I produttori cinesi, grazie a costi più bassi e a una filiera elettrica già matura, stanno entrando in Europa con una velocità che pochi avevano previsto.

Nel 2024 i brand cinesi rappresentavano circa l’8% del mercato europeo. Quest’anno saliranno al 9%. Entro il 2030 potrebbero arrivare al 13%, con circa 800 mila veicoli venduti in più. Un aumento del 60% che cambia completamente gli equilibri.

Produzione in calo e occupazione a rischio

La conseguenza diretta è un ridimensionamento della produzione europea. Nel 2019, prima della pandemia, nel continente si producevano oltre 21 milioni di auto all’anno. Nel 2025 si potrebbe chiudere sotto i 17 milioni. E nel 2030 la situazione non migliorerà in modo significativo.

Il leggero recupero previsto è legato proprio all’arrivo di alcuni produttori cinesi che stanno valutando di produrre direttamente in Europa. Oggi solo il 2% della produzione europea è riconducibile a brand cinesi. Nel 2030 potrebbe salire al 7%.

Un dato che dice molto. Senza una strategia industriale chiara, l’Europa rischia di diventare un mercato di consumo, non più un centro produttivo.

Auto elettriche 2035: cosa succederà davvero

Secondo le analisi presentate da Alix Partners, il futuro dell’auto sarà comunque elettrificato. Nel 2035 i powertrain elettrificati rappresenteranno il 67% del mercato europeo, il 46% negli Stati Uniti e addirittura l’89% in Cina.

Le auto con motore endotermico passeranno dal 60% attuale a circa il 15% a livello globale. Numeri che mostrano come il declino del motore a scoppio sia inevitabile, anche senza divieti rigidi.

Il punto non è se l’elettrico arriverà, ma come e a che prezzo.

Il nodo delle emissioni: dal 100% al 90%

Uno dei cambiamenti più significativi riguarda la soglia di riduzione delle emissioni. Nel 2023 si parlava di azzeramento totale allo scarico. Oggi si discute di una riduzione del 90% entro il 2035.

Questo dettaglio, apparentemente tecnico, cambia tutto. Se le emissioni continueranno a essere misurate solo allo scarico, l’unica tecnologia realmente compatibile resta l’elettrico puro. Un’auto ibrida plug-in emette in media tra 20 e 25 grammi di CO2 per chilometro. Troppi per rispettare una media di 11 grammi richiesta dal nuovo obiettivo.

In pratica, anche con il 90%, tra l’80 e l’85% delle vendite dovrà comunque essere elettrico. Il margine di manovra è ridotto.

Il ciclo di vita dell’auto e il grande equivoco

Un altro punto cruciale riguarda il metodo di calcolo delle emissioni. Finora l’Europa ha considerato solo quelle allo scarico. Ma nessun veicolo è davvero a emissioni zero se si considera l’intero ciclo di vita, dalla produzione allo smaltimento.

Le batterie, l’estrazione delle materie prime, la produzione di energia elettrica incidono sull’impatto ambientale. Tuttavia, anche considerando l’intero ciclo, l’auto elettrica resta meno inquinante rispetto a quelle tradizionali.

Il rischio, però, è che cambiare le regole in corsa generi incertezza per le imprese, che hanno già investito miliardi sulla base delle normative del 2023.

Biocarburanti e il caso italiano

L’Italia spinge per ampliare lo spazio ai biocarburanti. Non è una battaglia ideologica, ma industriale. Eni possiede bioraffinerie strategiche a Porto Marghera, Gela e Livorno. Una revisione delle regole potrebbe valorizzare questi investimenti.

Ma su questo punto l’Europa è divisa. C’è chi teme che aprire ai biocarburanti rallenti la transizione e chi, al contrario, li considera una soluzione pragmatica per accompagnare il cambiamento.

Il rischio reputazionale per l’Europa

Non tutti vedono positivamente questa marcia indietro. Secondo alcuni analisti, rivedere il divieto sul motore endotermico rischia di minare la credibilità dell’Europa come leader globale sulle politiche climatiche.

Simone Tagliapietra, senior fellow del think tank Bruegel, ha sottolineato come indebolire il divieto sarebbe solo un aiuto marginale alle case auto, visto che l’elettrico resta comunque il futuro dell’industria.

Il vero pericolo è perdere coerenza e visione strategica in un momento in cui il mondo corre veloce.

Auto elettriche 2035: una svolta ancora possibile

Il 2035 non è più una data scolpita nella roccia, ma resta un orizzonte. L’Europa sta cercando di guadagnare tempo, di proteggere la propria industria senza rinunciare agli obiettivi climatici.

La partita è aperta. Tra Cina, Stati Uniti e Unione Europea, il futuro dell’auto non si gioca solo sulle emissioni, ma sul controllo delle tecnologie, delle filiere e del lavoro.

Una cosa, però, appare sempre più chiara. Il motore a scoppio sopravviverà ancora per qualche anno. Ma il suo destino, al di là delle date, sembra già segnato.

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