Per il 2020 quasi tutti i pedaggi sono stati congelati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Nessun aumento di prezzo quindi per le tratte delle autostrade italiane, o almeno per il 95% delle reti. Fanno eccezione infatti quattro tratte ben precise, e tutte venete: l’Autovia Padana, la A21 Piacenza-Cremona-Brescia che aumenterà il prezzo del pedaggiodel 4,88%; la BREBEMI, la A35 Milano-Bergamo-Brescia che amplierà il rincaro del 3,79%; la Pedemontana Lombarda (+0,88%) e la CAV, Concessioni Autostradali Venete, che gestisce la A4 Passante di Mestre e la A57 Tangenziale di Mestre, per la quale è stato autorizzata una variazione del 1,20%.
Autostrade, la Regione Veneto aumenta i pedaggi
Nella competizione delle reti più costose però ha una buona posizione anche la BREBEMI, che nel rapporto costo-chilometro è una delle più dispendiose di tutta Italia (seconda solamente alla Torino-Aosta del Monte Bianco), è nota per essere poco trafficata ed è considerata un vero e proprio spreco di soldi.
Tornando alla CAV però, ciò che fa più discutere è che a differenza delle altre società autostradali, è completamente pubblica. La Concessioni Autostradali Venete, infatti, è controllata per il 50% dalla Regione Veneto, e per il restante 50% da Anas e dallo scorso febbraio la presidente è Luisa Serato, leghista e fedelissima del governatore regionale Luca Zaia.
Il movimento 5 Stelle Veneto: “Altro che efficienza e servizio pubblico”
Il Movimento 5 Stelle del Veneto ha criticato duramente la notizia della richiesta di aumento dei pedaggi, e sul profilo Facebook regionale si legge: “A sentire quelli che governano il Veneto la presenza della Regione come azionista dovrebbe essere garanzia di efficienza.
Invece è garanzia – come al solito – di costi che si gonfiano. Le autostrade diminuiscono le tariffe ovunque, ma quella veneta addirittura le aumenta”, continua il post. “Davvero complimenti. Non solo alla Lega e ai suoi boiardi, bensi’ anche al Pd, ben rappresentato nel consiglio di amministrazione dal consigliere in quota Alessandro Maggioni, che recita la parte dell’opposizione, ma poi incarna quella dello zerbino. Tutta d’accordo la politica, quando si tratta di ingrassare le casse pubbliche, magari per coprire le voragini finanziarie dell’altra bella impresa autostradale della Regione, la Pedemontana”, si legge sul profilo del M5S-Veneto. “Se tanto ci dà tanto, per percorrerla ci vorrà un mutuo. Altro che efficienza e servizio pubblico. Noi del Movimento 5 Stelle possiamo dirlo ad alta voce: siamo gli unici che hanno perseguito l’obiettivo di mettere in discussione il sistema delle gestioni autostradali e di far diminuire il costo dei pedaggi, a beneficio di chi macina migliaia di chilometri al mese per lavoro, oltretutto su autostrade la cui manutenzione lasca a dir poco a desiderare”, si conclude infine.
L’assessora ai trasporti della giunta Zaia, Elisa De Berti, a sua volta però si difende dalle critiche e precisa che “gli aumenti di Cav sono un’autonoma decisione del Governo titolare della materia regolatoria e azionista di Cav al 50%”, omettendo di specificare l’appartenenza dell’altro 50% alla Regione Veneto. Ma non per tutti è stata una novità l’aumento del pedaggio: Paolo Zabeo, della CGIA di Mestre, ha spiegato infatti che era scontato sarebbe andata così vista la necessità di ripagare, entro il 2030, il project bond da 830 milioni emesso nel 2016 da parte di CAV ad Anas per la costruzione del Passante di Mestre. “Si sapeva che sarebbe finita così, perché tutto nasce dal project financing che è all’origine del Passante. Di fatto ci stiamo pagando l’autostrada due volte: con le tasse e con i pedaggi. Mentre in altre zone d’Italia si circola gratis“, ha infatti commentato Zabeo.